Dal progetto irriguo sgorgano le polemiche

Cavedine. La recente assemblea generale del Consorzio di Miglioramento Fondiario Trebi/Pozze - indetta per l’approvazione del progetto “Lavori di recupero agricolo e ambientale area collinare...



Cavedine. La recente assemblea generale del Consorzio di Miglioramento Fondiario Trebi/Pozze - indetta per l’approvazione del progetto “Lavori di recupero agricolo e ambientale area collinare versante Est/Nord/Sud del lago di Cavedine – variante 2019” nel rispetto dei parametri previsti dallo statuto (ossia almeno il 25% della superficie interessata all’opera rappresentata dai soci presenti in assemblea) e soprattutto per definire le eventuali rinunce da parte di quei soci che non intendono servirsi dell’irrigazione nei propri fondi – ha riservato un’inedita discussione fra l’attuale consiglio dei delegati (cioè il consiglio di amministrazione del C.M.F.) e l’ex-presidente del Consorzio (nonché ex-sindaco del comune di Cavedine) Renzo Travaglia. Il quale, presentando una memoria da allegare al verbale, ha anticipato il proprio voto di astensione. È bene precisare che l’insediamento del nuovo Consiglio (inizio 2018) non fu indolore nel senso che il cambio di esecutivo non fu accompagnato da un collaborativo passaggio di consegne, più che mai necessario nel momento in cui si “ereditava” la realizzazione del nuovo progetto irriguo, approvato nel 2016. Una incomunicabilità fra consigli che ha avuto poi degli effetti ancor più negativi con la nomina, a seguito di regolare gara, di un direttore lavori (ing. Raia) diverso dal progettista (ing. Maffei). Infatti in sede di sopralluogo per la consegna dei lavori all’ATI (associazione temporanea d’imprese con capofila la ditta Pedrotti di Lasino) l’ing. Raia aveva evidenziato delle criticità nei confronti del progetto (2016) appaltato, apportandovi delle modifiche tecniche riguardanti la stazione di pompaggio, la realizzazione di una stazione di filtraggio e di una cabina elettrica. Criticità tecniche contestate nell’intervento e nella memoria presentata dall’ex presidente, che ha sostenuto come il progetto originario fosse stato approvato dalla PAT, oltre che supportato da una simulazione di funzionamento con apposito software e dal “sistema d’impianto irriguo originario in funzione da 37 anni senza particolari problemi se non da qualche anno la normale manutenzione”. Il tutto, tenendo principalmente conto del rapporto costi/benefici che, a detta di Travaglia, non avrebbe superato un costo a carico dei soci pari a € 1 al mq rispetto a € 2,00/mq. previsti con la variante, resasi necessaria appunto con l’introduzione delle modifiche tecniche e approvata poi dall’assemblea con 127 voti favorevoli (pari al 35,46% della superficie interessata) sui 164 presenti (46 voti su delega).

Un’ultima annotazione di questo animato confronto riguardava la necessità dell’acquisto del terreno per l’insediamento delle varie opere (pozzo, cabine…), contestata da Travaglia in quanto ritenuta «non necessaria», ma che, come ha ribadito la presidente Beatrice Pedrotti, «è determinante per il funzionamento dell’impianto». Pare addirittura che per la realizzazione del pozzo, risalente ad alcuni anni fa, si sia incorsi in un abuso edilizio. Questione, quest’ultima, di cui sicuramente si parlerà più avanti. M.B.

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