LA CRISI

L’allarme di Coldiretti del Trentino Alto Adige: “Le chiusure dei ristoranti colpiscono duramente gli agricoltori. Si cerchi di riaprire dal 20 aprile”

Il presidente Gianluca Barbacovi denuncia anche la sofferenza degli agritur (foto di repertorio)



TRENTO. “Interi settori dell’agroalimentare Made in Italy sono colpiti dalle chiusure dei servizi al tavolo e al bancone imposte per tutto il mese di aprile. Dai cibi invenduti alle produzioni alimentari locali, fino al settore dell’agriturismo che solitamente punta molto sulla primavera per accogliere i propri ospiti”. E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi nel ribadire l’importanza dell’iniziativa delle Regioni che chiedono di valutare la possibilità di riaperture a partire dal 20 aprile.

A soffrire insieme ai ristoratori – sottolinea la Coldiretti – ci sono decine di migliaia di agricoltori, allevatori, viticoltori e casari impegnati spesso da generazioni per garantire produzioni alimentari di alta qualità. Chiusure forzate, limitazioni negli orari di apertura, divieti agli spostamenti, drastico calo delle presenze turistiche e la diffusione capillare dello smart working hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze – continua la Coldiretti – si fanno anche sentire direttamente sui fornitori. La drastica riduzione dell’attività – sostiene la Coldiretti – pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocc.

 Duramente colpiti i 24mila agriturismi nazionali con l’arrivo della primavera che – sottolinea la Coldiretti – è particolarmente apprezzata dagli amanti della campagna per assistere al risveglio della natura con piante, fiori e uccelli migratori, ma anche delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie da portare in tavola. Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – conclude Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.













Scuola & Ricerca

In primo piano