lo studio

In Trentino non si ferma il consumo di suolo: il dato peggiore tra i territori alpini

L’Osservatorio sul paesaggio: nel 2021 38 i nuovi ettari edificati, con i prg dei Comuni circa 4200 ettari potrebbero passare da agricoli a insediativi



TRENTO. Se a inizio '900 erano circa 80-90 gli ettari di suolo insediato per persona in Trentino, due anni fa eravamo a quota 398. Solamente lo scorso anno (2021) 38 nuovi ettari di terreno sono stati intaccati, con un trend calante ma sempre molto accentuato. Il dato è il peggiore rispetto ad altri territori alpini come quelli di Aosta, Belluno, Sondrio e Bolzano. Un quarto circa dei fondovalle è sottratto alla natura e all'ambiente, con un trend incoerente con l'aumento della popolazione, che è molto più contenuto.

E’ quanto emerge dal "Rapporto di ricognizione sul tema della gestione del fenomeno del consumo di suolo", uno studio curato dall'Osservatorio del paesaggio, presentato oggi (14 novembre) in Terza commissione del Consiglio provinciale di Trento. L'elevato consumo del suolo in Trentino non sembra arrestarsi, come ha spiegato il direttore dell'Osservatorio Giorgio Teccilla. In Trentino - che per il 55% è costituito da boschi - abbiamo Piano regolatori comunali pronti a "sfornare" in futuro un altro aumento del 20% dei terreni urbanizzati, per circa 4.270 ettari che potrebbero passare da agricoli a insediativi. Onorare l'impegno Ue per l'azzeramento del consumo di suolo entro il 2050 diventa quindi assai problematico, posto poi che la legislazione provinciale vigente ha scelto un approccio per principi, senza indicare limiti quantitativi. L'esempio qualitativamente più virtuoso appare quello dell'Alto Adige, che ha adottato il modello "del limite disegnato", tracciando cioè una demarcazione netta tra aree dove si può edificare (con limiti) e aree tutelate al 100%. Tecilla ha concluso che si potrebbe pensare di agire sul pianificato, eliminando dai Prg le previsioni insediative non attuate e poco sensate dal punto di vista urbanistico e paesaggistico. Ma non basterebbe, dovendosi pensare anche a regolare la voracità di aree dell'ente pubblico, che agisce anche in deroga ai piani per realizzare nuove infrastrutture. Su questo fronte occorre imporre alla pubblica amministrazione di evitare a sua volta il consumo di nuovo suolo o di compensarlo con la restituzione ad agricolo di superfici corrispondenti (e di pari pregio). 













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