Cooperative sociali fuse polemica sul nuovo nome 

Valle del Chiese, “L’Ancora” e “Il Bucaneve” trasformate nella nuova “Incontra” I soci protestano: «Calpestate e cancellate la memoria e le fatiche dei fondatori»


di Graziano Riccadonna


VALLE DEL CHIESE. Lo scorso 23 gennaio ha segnato la fine di due realtà storiche dell'associazionismo giudicariese, le cooperative sociali "L'Ancora" e "Il Bucaneve", che si sono fuse nella nuova cooperativa "Incontra". Per i presidenti Andrea Rizzonelli ("Il Bucaneve") e Mariano Failoni ("L'Ancora") l'operazione rafforzerà la cooperazione sociale nelle Giudicarie, ma non tutti hanno gradito il cambio di nome. In particolare il socio Lodovico Zontini e il socio fondatore de "Il Bucaneve" Franco Cosi che lo contestano.

Zontini e Cosi specificano di non voler contestare la fusione, che condividono, ma avrebbero voluto poter dire la propria sul nome, cosa che a quanto asseriscono gli è stata negata: «Ho scoperto che la nuova cooperativa si sarebbe chiamata "Incontra" nei giorni prima del Natale alla cena del "Bucaneve" - spiega Zontini - ritengo che il nome non dica niente e finisca col calpestare e cancellare la memoria dei predecessori. Il bucaneve è un fiore che sboccia dal gelo invernale e segnala l'arrivo della primavera, l'ancora è un simbolo di salvezza per i naufraghi. La scelta del nome era importante per ricordare le fatiche dei fondatori delle cooperative. Nel caso del Bucaneve furono nove, Margherita Orsi, Franco Cosi, Zontini Isidoro, Lilliana Manzoni, Walter Mora, Angelo Rigacci, Ilario Berti, Ugo Franceschetti e Adelia Pelanda. Nel 1987 ciascuno versò un milione di lire e ci mise l'anima col volontariato puro per far "sbocciare" la cooperativa. Nel nome "Incontra", di loro e di quanto hanno fatto non resta nemmeno il ricordo. Ho scritto ai presidenti Rizzonelli e Failoni sollevando il problema ma non ho trovato ascolto. Per trasparenza avrei voluto discuterne nell'assemblea del 23 gennaio, anche perché nella convocazione non si faceva cenno alcuno al cambio del nominativo, invece mi hanno ribadito che la decisione era già stata presa dal consiglio di amministrazione. Inoltre ho trovato doloroso l'intervento del socio Giuliano Beltrami, il quale ha detto che bisogna procedere senza guardare al passato. Così facendo a mio parere ha cancellato un'esperienza storica che aveva anche lui fra i protagonisti. Penso che se ci avessero lasciato discutere avremmo trovato una soluzione condivisa e l'avremmo sostenuta all'unanimità, invece hanno preferito imporsi».

Anche Franco Cosi sostiene le posizione di Zontini e aggiunge: «All'assemblea del 23 gennaio io non sono stato in grado di andarci, le decisioni prese mi hanno causato troppo dolore. Fatico ad accettare la leggerezza con la quale si vuole tirare una riga su un passato che ci è costato tanto».

Zontini infine solleva un altro problema di grande attualità per le cooperative sociali. Non solo per quelle giudicariesi, ma di quelle del Trentino: «Il lavoro dei ragazzi, per piccolo o grande che sia, secondo me va retribuito. Non per brama di denaro ma perché in questo modo si da valore alle loro azioni conferendogli senso e scopo - conclude - Il lavoro è dignità e i ragazzi disabili meritano rispetto per quello che fanno, anche un piccolo segno per loro avrebbe una grande valenza morale come forma di riscatto».

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