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Appello dei familiari alla Provincia: “Riaprite le Rsa, fateci vedere i nostri anziani”

Il Comitato scrive a Segnana e Ruscitti e minaccia lo stop al pagamento delle rette: “Molte strutture non rispettano le leggi e limitano ancora pesantemente le visite”



TRENTO. “Lasciateci far visita ai nostri anziani nelle Rsa”. L’appello alla Provincia e all’Azienda sanitaria arriva dal Comitato “Rsa unite”, il coordinamento dei familiari che rappresenta oltre 3500 residenti nella maggioranza delle case di riposo del Trentino.

Una lettera accorata, e l’invito pressante a far sì che tutte le strutture ristabiliscano i contatti tra i familiari e gli anziani ospiti delle Rsa, “urgentemente e secondo le normative aggiornate”.

Il Comitato ha avanzato una nuova richiesta per un intervento urgente all’assessora provinciale Stefania Segnana e al Capo del Dipartimento alla Salute Giancarlo Ruscitti, “affinché tutte le Rsa adeguino le proprie modalità visita alle attuali leggi in vigore”. Lo fa con una lettera nella quale si dettaglia come le normative esistenti consentano – e di fatto vincolino – le direzioni sanitarie delle Rsa a garantire la continuità delle visite da parte dei familiari, con cadenza giornaliera (compresi i festivi), garantendo un accesso minimo non inferiore a 45 minuti e consentendo di prestare assistenza quotidiana anche nelle zone di degenza nel caso in cui la persona ospitata non sia autosufficiente (sempre e quindi senza particolari restrizioni di tempo nei casi comprovati da Alzheimer, demenze o altri deficit cognitivi con sintomi certificati anche lievi o moderati, casi in cui è sempre consentito).

“Sappiamo di strutture che da tempo consentono visite nelle strutture a norma di Legge, tutti i giorni anche fino alle camere dei residenti per prestare loro assistenza” – scrivono i familiari – tuttavia esse sono in netta minoranza rispetto alle oltre 40 strutture di cui abbiamo evidenza, e a fronte

di Leggi dello Stato inequivocabili sulle possibilità di accesso, spesso non viene neppure offerta un’opportunità di dialogo con le persone verso le quali queste strutture dovrebbero offrire i servizi.

Stiamo pensando di invitare ad un’interruzione delle rette in quelle strutture che non rispettano tali disposizioni, sebbene preferiremmo che fossero la politica ed il Dipartimento alla Salute ad intervenire”.

I sottoscrittori della lettera definiscono inaccettabile che “dopo due lunghi anni, con visite di pochissime ore in settimana, intermittenti e mancanti di continuità affettiva, a causa di inefficienze (o di politiche difensive) da parte delle amministrazioni di alcune strutture, non sia dato conoscere

nemmeno l’ambiente di vita del proprio caro, la sua camera, o il pasto quotidiano, pur continuando a pagare rette salatissime per servizi solo parzialmente erogati”.

Il comitato fa inoltre sapere che “le prospettive apprese dalla stampa di prolungare fino a fine anno le modalità attuali, terrorizzano doppiamente, sia per il distacco dai propri cari, sia nel constatare l’assenza della politica davanti ai fatti: le applicazioni adottate dai gestori delle strutture, oltretutto

disomogenee l’una dall’altra, impongono in ancora troppi casi stringenti isolamenti e provocano prolungati distacchi tra i residenti ed i loro cari. E la carenza di personale è usata come giustificazione

per non fare accedere i parenti in visita, mentre l’impiego di una sola persona all’accettazione è sufficiente per completare il triage ai visitatori ed assicurare il rispetto delle regole di accesso qualora si concedesse l’accesso ai piani, così come già avviene in alcune strutture”.

Il comitato ringrazia infine tutto il personale delle Rsa per il

costante impegno in prima fila, e un pensiero “a tutti quei nonni residenti delle RSA, che ora non ci sono più e che la società pare abbia dimenticato in occasione degli anniversari ricaduti quest’anno”.













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