Università: sette indagati per il concorso pilotato 

L’indagine delle Fiamme Gialle. Coinvolti 3 docenti e 4 ricercatori architetti L’accusa: turbativa d’asta. Il professor Mosè Ricci interdetto dai pubblici uffici 


di Francesca Quattromani


TRENTO. Quando era uscito il concorso per quattro posti di ricerca alla facoltà di ingegneria di Trento, i giochi erano già stati fatti. L’incarico era già ricoperto dai collaboratori del professore che quel bando lo avrebbe confezionato ad arte, proprio per loro, i “suoi” architetti. I giovani erano nel gruppo di progettazione della nuova mensa universitaria al Cte. Questa l’accusa al centro dell’indagine della Guardia di Finanza.

Gli indagati. Il presunto concorso pilotato nell’ateneo trentino vede sette indagati, tra loro anche Mosè Ricci, coordinatore scientifico (per conto dell’ Università) del gruppo di lavoro dedicato alla variante al prg di Trento. Architetto, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento, Ricci è un professionista stimato, non solo in Italia.

Quella di Ricci è la posizione più pesante: per lui la Procura aveva chiesto i domiciliari, ma il giudice ha deciso l’interdizione, per un anno, dai pubblici uffici presso qualsiasi pubblica amministrazione. Ricci, dunque, è decaduto da tutti i suoi incarichi, da circa una settimana. Lui si dice sereno. Per tutti i sette indagati, i reati contestati sono quelli di turbativa d’asta e falsità ideologica. Gli indagati sono, oltre a Ricci, due professori di ingegneria, Giorgio Cacciaguerra e Claudia Battaino; loro sono indagati in concorso per turbativa d’asta. Indagati anche quattro architetti ricercatori: Mark Sonego, nato in Zambia ma residente a Trento, Alberto Birindelli, bolognese, Ermelinda Cosenza, di Cosenza e Luca Zecchin, di Padova.

La vicenda. Siamo nell’estate del 2016, quando avrebbe avuto inizio l’orditura di questo concorso confezionato su misura per i collaboratori del noto architetto Mosè Ricci. Lo scopre la Guardia di Finanza di Trento. Questa indagine potrebbe fare parte di un filone ben più nutrito, richiamando alla memoria quanto accaduto, per esempio, alla fine del maggio dello scorso anno. Allora, terza visita in un anno della Finanza nelle stanze dell’ateneo, venne fatto un nuovo blitz all’università. In quella occasione, l’attenzione dei finanzieri si concentrò sugli appalti. Segnatamente, l’indagine di allora riguardava degli acquisti di arredi per la nuova biblioteca. In quell’occasione, furono perquisiti anche tre docenti dell’ateneo.

Il concorso pilotato del 2016. L’indagine riguardante il presunto concorso pilotato dell’estate del 2016, pone l’attenzione delle Fiamme Gialle di Trento sugli incarichi conferiti a quattro studenti architetti, già collaboratori del professor Mosè Ricci. Lavoravano sotto la direzione del professore alla progettazione del nuovo ristorante universitario al Cte. Il primo incarico durò un mese. Il compenso arrivò però tardi, per inceppi burocratici. Il lavori di studio assegnati ai quattro architetti però, non erano terminati. C’era, a questo punto, la necessità di rinnovare l’incarico prevedendo anche l’adeguata somma di pagamento per i quattro ricercatori. Ricci, promotore e coordinatore dell’iniziativa, avrebbe pensato ad un bando. Un concorso per titoli. C’erano i concorrenti e c’erano anche due docenti, i commissari.

L’accordo. L’accordo sarebbe stato quello organizzare una selezione pubblica per il conferimento di quattro contratti di prestazione d’opera intellettuale presso il Dicam dell’ Università di Trento. L’ammontare complessivo dei quattro contratti era di 18 mila euro. Ogni candidato avrebbe avuto il proprio bando di riferimento, secondo un accordo interno in cui si faceva riferimento a specifici compensi. I tre professori avrebbero, in seguito, attestato falsamente di aver proceduto ad una valutazione comparativa dei candidati. Questa non sarebbe mai avvenuta perché, alla data della pubblicazione del concorso, gli accordi erano già stati presi dalle parti, studenti e docenti. Esiste, a tal proposito, una corrispondenza, tramite e- mail, tra ricercatori in corsa per il bando ed il professore Ricci. Da questa corrispondenza emergerebbe come le aggiudicazioni dei quattro contratti agli assistenti di Ricci fossero state concordate in anticipo. Ricci avrebbe voluto mantenere la piena operatività del proprio staff tanto che, in una mail, scriveva che, per tale scopo, aveva necessità di bandire una gara. Il concorso, secondo l’impianto accusatorio così pilotato, ha avuto anche altri due concorrenti. Due studenti da fuori provincia presentarono domanda per i posti di ricerca. Una domanda, a quanto pare, inutile in partenza. Fra studenti e docenti c’era una trattativa sui compensi da percepire, per qualche ricercatore troppo bassi. Ricci sarebbe venuto incontro alle richieste, modellando contratti e compensi. Agli studenti sono stati sequestrati i denari percepiti. Gli indagati avranno modo di chiarire.

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