ambiente

Pfas e pesticidi, davvero tutto a posto?

 Marini (5 Stelle) svela la relazione dell’inviato Onu. Tonina: «Valori inferiori ai limiti di legge, secondo la normativa»



TRENTO. Era stato il consigliere provinciale Alex Marini, mesi fa, a sollevare la questione in una interrogazione. E ieri il vicepresidente (e assessore all’ambiente) Mario Tonina gli ha risposto.

Marini partiva dalla notizia: è arrivata la relazione sulla situazione italiana, svolta dopo un sopralluogo dell Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecocompatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, Marcos A. Orellana.

Nella dichiarazione di fine visita Orellana, fra l’altro, ha invitato l’Italia «ad intraprendere un'azione decisiva per risolvere il problema legato alla contaminazione da PFAS; il relatore ha notato come le autorità regionali non abbiano informato i residenti delle aree colpite ».

Marini spiega che «riguardo alla contaminazione da PFAS, il relatore non ha fatto menzione di quanto accertato riguardo alla presenza di tali sostanze in Valle del Chiese. Ma il relatore ha preso atto della mancanza di regolamentazione dei PFAS a livello nazionale. Ha quindi invitato l'Italia ad adottare le misure necessarie per la restrizione dell'uso di queste sostanze a livello nazionale».

Non solo: Marini spiega che «riguardo all’utilizzo dei pesticidi in Italia, il relatore ha, fra le altre cose, espresso preoccupazione per la situazione nella zona del Trentino Alto Adige, dove è stata rilevata la presenza dei pesticidi nei parchi giochi per bambini siti in prossimità delle zone agricole. Fra tali pesticidi pericolosi c’è il Clorpirifos, un pesticida neurotossico ad impatto negativo sul neurosviluppo dei bambini».

Marini chiedeva «se l’amministrazione provinciale sia stata informata della visita del relatore speciale delle Nazioni Unite e, in caso positivo, se gli uffici provinciali competenti abbiano fornito informazioni ai fini dellapredisposizione della relazione; quali le valutazioni elaborate dall’amministrazione provinciale in ordine al contenuto del rapporto elaborato dal relatore speciale delle Nazioni Unite e le eventuali iniziative che intende programmare per far fronte alle criticità evidenziate, con particolare riferimento alla contaminazione da Pfas rilevata in Valle del Chiese e all’uso intensivo di pesticidi».

La risposta di Tonina sorvola sulla visita di Orellana, ma affronta ipunti salienti: «Per quanto riguarda la situazione della Valle del Chiese, questa è monitorata e studiata tramite iniziative coordinate dall'apposito tavolo di lavoro dipartimentale: il controllo delle concentrazioni è affidato al campionamento semestrale su una quindicina di punti di monitoraggio; lo studio della contaminazione è affidata in primis ai sondaggi geologici, in fase di completamento nei primi mesi del 2023, con i quali si intende confermare l’ipotesi sulla sorgente della contaminazione, ampliare la possibilità di monitoraggio e campionamento qualiquantitativo delle acque sotterranee (realizzazione di piezometri di controllo) e completare la base dati necessaria sulla struttura dell’acquifero (perforazioni per stratigrafie); i risultati di suddetti sondaggi sono infine necessari ad approntare un modello idrogeologico di flusso e trasporto in falda, la cui realizzazione è affidata all'Università di Trento entro il 2023».

Tonina evidenzia che «i valori delle concentrazioni di PFOS, molecola della famiglia dei PFAS presente nella falda della Valle del Chiese, sono mediamente intorno ai 10 nanogrammi (miliardesimi di grammo per litro d’acqua (ng/L), con punte di qualche decina, ovvero molto inferiori al caso veneto. I limiti di legge per il PFOS è di 30 ng/l per le acque sotterranee».

Per quanto riguarda l’uso intensivo di pesticidi, Tonina ricorda che «il regolamento provinciale approvato con la deliberazione n. 228 del 2017 definisce le modalità di esecuzione dei trattamenti fitosanitari e distanze dalle aree specifiche e dai luoghi sensibili. Le distanze minime consentite dalle aree specifiche (parchi e giardini pubblici, aree ricreative, scuole, asili nido, superfici in prossimità di strutture sanitarie, socioassistenziali o residenze socioassistenziali) senza strumentazioniantideriva è di 30 metri mentre con strumentazioni antideriva è di 5 metri (sono 10 metri per i prodotti considerati più tossici).

Come misure per il contenimento della deriva vengono indicate: barriera naturale, barriera artificiale, atomizzatore a tunnel, lancia per trattamenti manuali, sistemi di regolazione del flusso d’aria, ugelli antideriva e altri ancora. 

A distanze inferiori ai 30 metri da scuole, asili nido, scuole per l’infanzia, parchi giochi per bambini, nonché dalle piste ciclabili e pedonali, si possono effettuare trattamenti solo dalle ore 21 alle 7 del mattino. Il Chlorpirifos non è più utilizzato in Trentino dalla primavera 2020, quando è stato bandito dalla UE.













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