Comuni, nuovo conto di 12 milioni

Stretti tra Imu e tagli. Appello anche ai «piccoli»


Chiara Bert


TRENTO. È di 16 milioni - tre quarti dei quali nuovi - il conto finale dei sacrifici per i Comuni trentini dopo la manovra Monti. Di questi, 4 milioni erano già noti, ovvero i minori trasferimenti da parte della Provincia sul fondo perequativo (inseriti nel protocollo di finanza locale approvato a fine ottobre). Nell'incontro di ieri mattina con il Consiglio delle autonomie, l'assessore agli enti locali Mauro Gilmozzi ha comunicato un primo esito della ripartizione dei «tagli», frutto dello studio del gruppo di lavoro: non ci sono ancora i nomi dei Comuni, ma si va da una decurtazione minima dello 0,44%, a un massimo dell'8-10%, mentre la maggior parte dovrà rinunciare a un 2% dei trasferimenti rispetto al 2011.

Per chiudere i loro bilanci i sindaci dovranno però aggiungere ai 20 milioni già previsti dal patto di stabilità, gli ulteriori 9 milioni di euro chiesti dalla manovra Monti ai Comuni trentini come compartecipazione: in questo caso non si tratta di saldi obiettivo (ovvero divieto di spendere) ma di soldi richiesti da Roma.

Per trovare queste risorse i Comuni hanno due strade da percorrere: tagliare ancora le spese o agire aumentando le aliquote dell'Imu, la nuova imposta municipale che sostituisce l'Ici. La situazione è però molto disomogenea: ci sono infatti Comuni che dall'Imu incasseranno molto grazie soprattutto alle seconde case, e altri che invece rischiano di non riuscire nemmeno a chiudere i bilanci. Gilmozzi ha annunciato che la Provincia è pronta a intervenire con un riequilibrio nei trasferimenti che garantisca le amministrazioni meno ricche, a patto che si definisca una politica fiscale coordinata sull'Imu.

«Sono d'accordo», anticipa il presidente del Consiglio delle autonomie Marino Simoni. Che invece pone un altolà all'ipotesi - caldeggiata dalla Provincia e dai Comuni maggiori - di spalmare su tutti i Comuni, anche quelli tra i 1000 e i 3 mila abitanti oggi esclusi (in totale una novantina) i nuovi sacrifici. «La decisione su come ripartirli spetta a noi», avverte Simoni, «in ogni caso abbiamo il dovere di fare sistema ancora una volta, non lasciando soli i Comuni che si trovano più in difficoltà».  Nel conteggio a carico degli enti locali ci sono poi altri 3 milioni di euro (in questo caso presunti) che lo Stato rivendica per sé, l'equivalente della differenza tra il gettito previsto dalla nuova Imu e il gettito 2011 dell'Ici. Senza contare che nelle casse statali finirà il 50% delle entrate dall'Imu sulle seconde case (che in Trentino vale circa 97 milioni). Ieri l'assessore Gilmozzi ha però garantito che la Provincia coprirà i 50 milioni di minor gettito derivante dall'abolizione dell'Irpef sugli immobili: un fronte questo su cui si aprirà la trattativa con Monti.













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