Stenghel, l’arrampicata fatale

Rovereto. La storia di Giuliano Stenghel, tragicamente interrotta ieri all’età di 67 anni all’isola di Tavolara nell'ultimo eden che aveva scoperto in terra di Sardegna e del quale si era innamorato...


Michele Stinghen


Rovereto. La storia di Giuliano Stenghel, tragicamente interrotta ieri all’età di 67 anni all’isola di Tavolara nell'ultimo eden che aveva scoperto in terra di Sardegna e del quale si era innamorato perdutamente, va al di là delle sue imprese alpinistiche. Attraverso la montagna si era riscattato da giovane, scoprendo in sè un talento incredibile, e con la montagna (oltre che con la fede religiosa) aveva superato una delle prove più difficili che possono presentarsi nella vita di una persona, ovvero la perdita della compagna amata. Classe 1953, giovane vivace e inizialmente disinteressato alla montagna, piuttosto appassionato di scacchi che di scalate, vide cambiare improvvisamente la sua vita sullo Stivo. Il momento venne più volte raccontato dallo stesso Stenghel: salendo trascinato da amici sulla cima della montagna ne rimase incantato dalla natura.

Un colpo di fulmine

Un colpo di fulmine che avrebbe cambiato la sua vita. Di lì in poco tempo scopre la montagna, ma soprattutto l'arrampicata. Anche lui, come i "veci" rocciatori di Rovereto, si esercita a Castel Corno, al Croz di Naranc', che dominano la città. Quelle prime scalate, avventurose, sono state raccontate da Stenghel (soprannominato dagli amici "Sten") nel libro "Il suono del Corno", dedicato all'epopea alpinistica di Castel Corno. Il problema evidente di quelle rocce è la friabilità di diversi percorsi. Forse è qui che Stenghel apprende ciò che lo renderà speciale: la capacità di superare passaggi anche su rocce estremamente friabili. Da qui l'appellativo di "maestro del friabile". I suoi orizzonti di alpinista si ampliano ben presto, arrampica sulle Dolomiti e nella valle del Sarca, dove traccia vie che sono diventati autentici capolavori della storia dell'arrampicata come la via del Calice in Sassolungo o la via del Missile sul Casale. Fa esperienza anche in val di Fassa e sul Brenta. Si lega a tanti rocciatori roveretani, costruendo una dopo l'altro profonde e sincere amicizie. Arrampica anche da solo, in solitaria perché alcune vie sono famigerate per alcune sezioni friabili, e pochissimi hanno il coraggio di avventurarsi. Riscopre o scopre pareti attorno al lago di Garda, come il Salto delle Streghe. La sua attività di apritore di vie è incredibile: in carriera apre oltre 200 vie nuove, tutte di alta difficoltà. Fa strabuzzare gli occhi a tanti alpinisti la sua capacità di muoversi sicuro sul verticale, anche con poche protezioni, o senza remore di fronte a passaggi friabili. Merita l'appellativo di "maestro del friabile", ed è protagonista anche di due film documentari girati dalla Rai, uno girato al Salto delle Streghe sul lago di Garda, ed uno dedicato al Bimbo di Monaco, curiosa guglia in Brenta. Nel 1978 diventa istruttore di alpinismo e successivamente diventa anche guida alpina. Ma sono ben altre le prove che la vita gli presenta. La moglie Serenella, con la quale aveva avuto da poco una figlia, si ammala e muore. La scomparsa dell'amata gli sconvolge la vita. Trova forza di rialzarsi, e intitola a lei un'associazione tra "alpinismo e solidarietà". La Serenella Onlus finanzia decine e decine di progetti internazionali.

Si riscopre scrittore

Stenghel si riscopre scrittore: pubblica un libro dopo l'altro, da Lasciami Volare del 1995 a P come passione del 2013. La sua prosa è intensa, appassionata. Nei libri intervalla i suoi racconti alle storie di solidarietà per le genti dell'Africa, del Sud America, collabora con i missionari e anche con Carlo Spagnolli. Le sue serate sono seguitissime, e parla di alpinismo e di solidarietà. Avvia con la scuola di alpinismo Castel Corno un percorso di recupero per ex tossicodipendenti. Nel frattempo, a Serenella dedica diverse vie, ritrova la forza di vivere e di tornare ad arrampicare grazie alla fede religiosa. Va spesso in pellegrinaggio a Medjugorje. Tante piccole statuette di Madonna, bianche, che si trovano nei luoghi più impensati, sono opera sua (una è sull'anticima dello Stivo). Trova una nuova compagna (Nicoletta). Il carattere estroverso, positivo, pieno di entusiasmo, lo rendono un uomo amato e benvoluto. La passione per la roccia lo porta a scoprire l'isola di Tavolara dove trascorre settimane tra mare e rocce. Fino alla tragica giornata di ieri.













Scuola & Ricerca

In primo piano