«Ricordo solamente il sorriso di Eleonora Non l’ho uccisa io» 

L’omicidio al Sesto Grado. Marco Manfrini in carcere giura di essere innocente, per lui la morte della moglie è incomprensibile. Per gli inquirenti invece gli elementi contro il marito sono tanti, Esclusa in maniera categorica la dinamica accidentale: la donna è stata massacrata


GIULIANO LOTT


Rovereto. Gli inquirenti non hanno preso nemmeno in considerazione l’ipotesi della morte accidentale. Eleonora Perraro è stata uccisa, massacrata di botte. Non può cioè essere caduta da sola sui gradoni del Sesto Grado di notte, mentre il marito Marco Manfrini dormiva. I riscontri della scientifica sono tanti e tali da far ritenere che sia stato proprio Manfrini a ridurla in quello stato, in una pozza di sangue in cui è stata ritrovata al mattino ormai senza vita.

Tra i vari reperti raccolti sul luogo del delitto sono state evidenziate delle tracce ematiche sul tronco di un albero, e altre sangue tutt’attorno. Manfrini ne aveva le bermuda intrise, ma in compenso non aveva né ferite né escoriazioni da far pensare a una colluttazione o a un tentativo di reazione da parte della moglie.

L’ultimo ricordo, poi il buio

Lui, rinchiuso nel carcere di Spini di Gardolo, è stato visitato ieri mattina dal suo legale, l’avvocata roveretana Elena Cainelli. È ancora in stato di choc e disperato per la morte della moglie, che non si sa spiegare in alcun modo. L’ultimo ricordo della serata, ha spiegato, è il sorriso dolce di Eleonora, un momento di tenerezza prima di cadere in un sonno profondo, dal quel si è risvegliato trovando la moglie nel prato, ormai senza vita. È stato lui stesso a chiamare i carabinieri. Non sa cosa sia successo ed è certo di non avere avuto alcuna parte in quello scempio. Questo ha continuato a ripetere ai militari che lo hanno interrogato per tutto il pomeriggio di giovedì, aggiungendo il desiderio che si faccia chiarezza perché lui, assicura lo stesso cinquantenne roveretano, è innocente.

L’autopsia: referto in 60 giorni

La causa della morte verrà stabilita con certezza solo dall’autopsia, eseguita già giovedì, dopo la ricognizione necroscopica esterna, sulla salma di Eleonora Ferraro. Se n’è occupato il dottor Dario Raniero dell’Unità operativa di Medicina legale dell’università di Verona, il quale si è preso sessanta giorni per il referto. Serviranno cioè due mesi di tempo per stabilire cosa abbia provocato la morte della quarantatreenne roveretana. Un periodo piuttosto lungo, durante il quale Marco Manfrini, indiziato per omicidio aggravato, potrebbe rimanere in cella, salvo diverse disposizioni dei giudici.

Lunedì la convalida

Lunedì, con tutta probabilità, si svolgerà l’udienza di convalida del fermo e in quella sede Manfrini, verrà sentito dal sostituto procuratore Fabrizio De Angelis per l’interrogatorio di garanzia. In quella sede il fermo potrebbe essere trasformato in ordine di custodia cautelare, ma il Gip potrebbe stabilire anche la scarcerazione o l’assegnazione agli arresti domiciliari.

Alcol sì, droga no

Il marito di Eleonora Perraro è stato sottoposto già nella giornata di giovedì al prelievo del sangue, e il referto è stato inequivocabile: positività all’alcol (del resto una certa quantità di alcolici l’avevano consumata insieme, lui e la moglie, al Sesto Grado, come ha raccontato il titolare del bar Matteo Turrini) ma è escluso che avesse assunto stupefacenti.















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