IL CASO

Regioni alpine, skipass ai clienti di hotel e proprietari seconde case per aprire a Natale

I numeri del Covid non frenano le iniziative di Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli - Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Valle D'Aosta



BOLZANO. Per le festività, impianti aperti esclusivamente agli ospiti degli alberghi, anche con un solo pernottamento, e a proprietari o inquilini di seconde case.

Questa la proposta degli assessori delle regioni alpine - Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli - Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Valle D'Aosta - per permettere l'avvio della stagione sciistica già a dicembre.

La richiesta arriva dopo la scelta di Svizzera e Austria: la prima ha già dato il via alla stagione, la seconda è in procinto di aprire. E nonostante i numeri del contagio restino tutt'altro che edificanti, come testimoniano i 19 morti nelle ultime 24 ore nella nostra regione (7 in Alto Adige e 12 in Trentino)

«Concedere lo skipass a chi ha pernottato in una struttura ricettiva e a chi possiede o prende in affitto una seconda casa consente di controllare al meglio l'afflusso all'impianto sciistico. Il pendolarismo può infatti essere un problema in certe giornate», affermano gli assessori di Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che hanno sottoscritto la proposta. «La soluzione che proponiamo al governo Conte permette di avviare la stagione invernale con gradualità, in questo modo si potranno applicare i protocolli di sicurezza che abbiamo approvato lunedì scorso e metterli alla prova», proseguono. «Il governo ci ascolti, consenta l'apertura degli impianti di risalita con questo criterio e permetta la mobilità regionale». Quest'ultimo punto è infatti ritenuto un requisito necessario per far partire la stagione: «Se la si intende vietare per evitare feste e momenti di aggregazione, si consenta perlomeno la mobilità tra regioni per chi ha prenotato in una struttura ricettiva almeno una notte». La proposta arriva dopo la constatazione della differenza di vedute tra gli stati delle Alpi, con la Svizzera che ha già aperto e l'Austria in procinto di far ripartire gli impianti. «La nostra proposta - rimarcano gli assessori regionali - non è legata agli aspetti ludici dello sci e dello svago ma, al contrario, deriva da un'attenzione particolare al mondo del lavoro e all'occupazione che l'industria dello sci genera sui nostri territori montani. Trovare un compromesso è d'obbligo, ne va della sopravvivenza della montagna, dei suoi lavoratori e del suo indotto di 20 miliardi». 













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