L’intervista

Gloria Trettel e la Marcialonga, 30 anni di percorso in comune

Assunta come segretaria, è stata la prima donna a capo della maratona sulla neve: «Siamo cresciute insieme»

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Daniele Peretti


TESERO. Gloria Trettel non solo è l’unica “Segretario Generale” donna della storia della Marcialonga che in trent'anni non ha mai partecipato a nessuna Marcialonga - si è iscritta all’edizione di quest’anno e febbre permettendo sarà al via - ma è stata anche una testimone-protagonista del passaggio tra la gestione manuale a quella in rete della maratona invernale.

«Ricordo ancora la discussione sull’opportunità o meno di allacciarsi a internet. Vennero da Trento a farci la proposta e la cosa ci sorprese, alla fine decidemmo di sottoscrivere il contratto e di fatto cambiammo radicalmente tutto l’aspetto gestionale della Marcialonga».

Gloria Trettel è nata a Cavalese.

Come tutti in quegli anni perché a Cavalese c’era l’ospedale, ma ci tengo a precisare che ho sempre vissuto a Tesero.

Partecipa al concorso per l’assunzione nell’ambito dell’organizzazione dei Mondiali del 1991, ma non passa.

Mi bocciarono, ma nel frattempo mi chiamarono per una sostituzione di maternità, alla scadenza la collega non rientrò e così entrai stabilmente nella famiglia della Marcialonga.

Con quali compiti?

Classica segretaria. Anche se parliamo di una trentina di anni fa, sembra un altro mondo. Parliamo della macchina da scrivere dove nel carrello si metteva un foglio insieme alla carta carbone ed una velina per averne una copia. Di tutte le iscrizioni fatte a mano e di migliaia di bollettini postali con i quali i concorrenti pagavano le quote d’iscrizione. Perfino la promozione era cartacea con delle pubblicazioni che confezionavamo a mano e poi si portavano all’ufficio postale per la spedizione in tutto il mondo.

In tanta manualità c’è un’indicazione di futuro?

Direi una macchina da scrivere. Aveva un display su cui si poteva leggere il testo intero che si stampava con tasto a lettura avvenuta. Era di grande aiuto specialmente per i documenti ufficiali che non potevano contenere errori. Dall’altra parte però il fax arrivò solo nel 1989 e prima si andava alla sede dell’allora Atesina per usare il loro telex.

Spaccati di una manifestazione che nei suoi primi anni era pionieristica in tutti i sensi, ma come spesso succede è stato proprio il periodo di gavetta che ha permesso alla Marcialonga di crescere diventando un appuntamento seguito in tutto il mondo. Nel 1988 la svolta: da segretaria diventa Segretario Generale ovvero la numero uno della Marcialonga.

E lo sono stata per trent’anni, fino al 2018. Un’esperienza unica seppur in un ambiente che conoscevo molto bene e che mi ha permesso di intrecciare amicizie con i direttori di altre manifestazioni analoghe che durano tutt’ora. Ancora ci sentiamo con gli ex colleghi di Canada e Australia. Avevamo costituito un’associazione, la Worldloppet, che raggruppava tutte le maratone invernali; ogni anno a turno ci si trovava in uno Stato diverso e ci si confrontava, un’occasione molto utile specialmente per pensare a nuove iniziative di contorno.

Si aspettava la proposta?

Sinceramente no, ma non ci ho pensato un secondo: ho accettato d’istinto e non me ne sono mai pentita.

Diventa Segretario Generale e cosa cambia come prima cosa?

Ho implementato tutti i settori organizzativi. Pur essendo perfezionista e pignola, ho preso un assistente, ho ampliato il numero dei collaboratori e dei capi servizi. La manifestazione cresceva in maniera esponenziale ed era necessario potenziarne anche l’organizzazione.

Un ricordo di quegli anni?

Trent’anni di vita e di lavoro che mi hanno dato tantissima soddisfazione. Ma anche l’ansia per le novità che siamo andati ad introdurre come la Marcialonga Young o la Marcialonga Stars appuntamento di beneficenza. Non si sapeva se avrebbero avuto successo o meno ed i timori c’erano.

Quello che è certo è che la Marcialonga impegna entrambe le valli ed è difficile trovare qualche residente che non sia impegnato o come concorrente, oppure volontario o lungo le piste a tifare. Che definizione darebbe della Marcialonga?

Un giorno di condivisione in senso assoluto. Anche se la mia visione è più romantica che agonistica. Penso a chi si ferma ad osservare il panorama pensando più alla poesia che accompagna la nostra manifestazione piuttosto che a chi considera importante solo il tempo impiegato o l’essere riuscito a battere l’amico.

Torniamo sulle differenze tra le due epoche della Marcialonga.

Una fatica molto grande era quella di prendere manualmente gli arrivi. Si lavorava in coppia: uno leggeva il pettorale e l’altro lo trascriveva su fogli lunghissimi perché il tempo per cambiarli era minimo. Oggi non solo gli arrivi sono registrati elettronicamente, ma si possono avere le singole posizioni dei concorrenti lungo il percorso tramite Gps.

Poi ci sono i social.

Che si sono rivelati utilissimi specialmente per i suggerimenti e le idee per le manifestazioni di contorno. Una volta chi aveva un’idea doveva prendere carta e penna e scriverci una lettera che poi dovevamo leggere e discutere. Oggi bastano due righe di commento che possono essere valutate quasi in tempo reale. Non dimenticherò mai le migliaia di bollettini postali che dovevamo lavorare col rischio di perdere la quota d’iscrizione di qualcuno e che poi andavano conservati.

Tra le due epoche quali preferisce?

Mi appartengono entrambe perché sono cresciuta con la Marcialonga. Ma sono romantica e per me le prime edizioni avevano un’atmosfera unica, esaltavano l’opera dei volontari e anche i concorrenti erano diversi. Ma alla fine la Marcialonga è unica e meravigliosa negli anni.













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