La recessione fa paura: il Trentino chiede lavoro 

Segatta: «È necessario rispondere con l’aumento dei cantieri medio piccoli» Zobele: «Paghiamo la guerra dei dazi, ma dalla nostra abbiamo qualità e serietà»


di Fabio Peterlongo


TRENTO. L’Italia è in recessione tecnica, con il Pil che mostra il segno meno per il terzo trimestre consecutivo. Le associazioni datoriali trentine reagiscono sottolineando come il rallentamento possa colpire anche il Trentino, penalizzato dal quadro economico internazionale. Desta minore preoccupazione il dato nazionale dell’occupazione, in crescita, ma si temono le conseguenze del reddito di cittadinanza, visto come una misura “assistenzialistica”. Il presidente degli Artigiani trentini Marco Segatta conferma i segni di rallentamento: «Ci sono meno commesse, ma non siamo di fronte ad un dato generale: le zone turistiche restano vivaci». Segatta chiede maggiori investimenti pubblici: «Servono nuovi appalti, più lavoro per le aziende, soprattutto attraverso opere medio-piccole, quelle che hanno il massimo impatto sul tessuto artigianale». Segatta definisce positiva la crescita dei posti di lavoro nel 2018 («Anche se c’è un probabile rallentamento a fine anno» precisa) e non nasconde scetticismo verso il reddito di cittadinanza: «Noi vogliamo un reddito da lavoro, perché l’economia si rilancia creando occupazione». Di simile avviso il presidente di Confindustria Trento Enrico Zobele, che vede confermati i timori degli ultimi mesi: «Ci si aspettava questa recessione. Non siamo in un momento felice per l’Italia, dove riemergono misure di natura “assistenzialistica”». A trascinare verso il basso è il rallentamento del settore auto, sostiene Zobele: «Per lungo tempo i dati delle vendite di autoveicoli sono stati falsati da vecchie procedure di immatricolazione». Zobele ravvisa nella conflittualità internazionale una delle cause della recessione: «La guerra dei dazi Usa-Cina e la Brexit danneggiano l’export. Su questo scenario il Trentino non può giocare chissà quale partita: ma sappiamo che in Trentino gli effetti economici sono sempre attutiti. Questo perché la nostra manifattura, così come il turismo, beneficiano di un brand di serietà e qualità».

Il presidente degli Albergatori Gianni Battaiola è porta-bandiera di un Trentino che cresce, come testimoniano i dati invernali: «Il nostro turismo vince perché abbiamo investito sulla differenziazione e sulla qualità: abbiamo puntato ad attrarre visitatori da mercati diversi ed in questo senso siamo la prima azienda di export perché dall’estero attiriamo capitali». Sul fatto che una nuova crisi internazionale possa allontanare visitatori dal Trentino, Battaiola non si dice preoccupato: «Sono tante le nazionalità che frequentano il Trentino: tra queste Cina e Stati Uniti hanno un ruolo marginale. Alla clientela tedesca, che è invece è maggioritaria soprattutto per la vacanza estiva, offriamo servizi tali da superare le recessioni che possano colpire quel paese».

L’economista e docente all’Università di Trento Carlo Borzaga definisce l’economia trentina come “resiliente” alle fluttuazioni dei mercati: «Il Trentino corre quando il resto d’Italia è in crisi, mentre non è troppo brillante nelle congiunture favorevoli. Ma va considerato come turismo ed esportazioni, i due pilastri dell’economia locale, dipendano fortemente dal contesto internazionale. Il rallentamento di Germania e Cina non può che preoccupare». Borzaga individua nel rilancio delle opere pubbliche lo strumento per superare questa fase: «Servono soprattutto opere di media e piccola dimensione, che coinvolgano le imprese locali, molto di più di quanto possano fare le grandi opere. Darebbero respiro al settore edilizio, che è quello ad aver sofferto maggiormente: se riparte l’edilizia, riparte tutta l’economia».















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