I bimbi sperimentano l’astuccio “condiviso” 

Il progetto. In una seconda classe i piccoli utilizzano insieme i materiali acquistati per la scuola E lavorano con i banchi messi vicini. «Così si risparmia e si aiutano», spiegano le maestre


Ubaldo Cordellini


Trento. Entri in classe e non vedi i soliti banchi in fila, con i bambini che guardano la nuca di chi gli sta davanti. No, nella seconda A delle scuole elementari di Cadine, istituto comprensivo Trento 6, i bambini si guardano e sono divisi in isole, con al centro tutti i materiali scolastici che devono condividere. Una sperimentazione che la classe ha adottato a partire da quest’anno, dopo che una cosa simile era stata avviata anche altrove. Le maestre Gloria e Franca hanno proposto al consiglio di istituto la sperimentazione già durante lo scorso anno scolastico e quest’anno sono partite. La chiamano «astuccio condiviso», ma è molto di più, come spiegano le insegnanti davanti ai bambini entusiasti: «È un modo per abituarli a condividere, ma anche ad aiutarsi uno con l’altro. Ogni bambino è diverso e ha abilità proprie, così c’è sempre qualcuno che aiuta un compagno». E i bambini lo hanno capito benissimo. Quando raccontano la sperimentazione, è tutto un alzare di mani e di interventi. C’è chi è più timido e chi più spavaldo, come sempre. Ma tutti si mostrano contenti, anche se c’è qualcuno che avrebbe preferito il vecchio sistema degli astucci singoli. Ma tutti hanno capito che condividere è un bellissimo verbo.

Tanto che intervengono con gioia e spiegano loro in cosa consiste questa sperimentazione: «Serve per aiutare gli altri bambini. Ci aiutiamo tra di noi», dice una bimba. Poi c’è chi le fa eco: «Tutti usiamo le cose comuni e poi quando finiscono ne prendiamo altre». Anche se qualcuno dice sommessamente: «Io veramente preferivo il mio astuccio».

Le maestre spiegano che dietro c’è stata anche una certa preparazione.«I materiali sono tutti uguali e sono stati comprati dai genitori. Noi abbiamo una scorta e quando finiscono li reintegriamo. Ovviamente con questo sistema le famiglie risparmiano, ma non è solo questo il nostro obiettivo».

Già l’obiettivo dell’astuccio condiviso è quello di insegnare ai bambini a condividere le proprie cose. Un insegnamento prezioso che parte da lontano e che ha lo scopo ambizioso di far crescere bambini consapevoli che con l’egoismo non si va molto lontani. La condivisione, la generosità sono le regole che stanno alla base di questo progetto che già ha preso piede anche in altre scuole elementari, come quelle di Cognola dove i bambini già da qualche anno sperimentano l’astuccio condiviso. L’idea è quella di abituare i bambini a dare, e a ricevere. E con molti corollari positivi. Come, ad esempio, le scatole in legno che contengono i materiali che sono state costruite dal nonno di uno degli alunni che fa il falegname. Bellissime scatole di legno ognuna colorata in maniera diversa che vengono messe al centro delle isole. Dentro ci sono matite, forbici, colori, colla e pennarelli. E ognuno prende quello che gli serve in quel momento. «Siccome le colle sono due e anche le forbici, devono abituarsi ad aspettare il proprio turno a usare i materiali che sono già occupati», spiegano le maestre. Ed è questo l’aspetto più educativo del progetto. Insieme a quello dell’aiuto.

Il concetto di isola con tavoli attaccati che si guardano è proprio questo. Ciascun bambino aiuta gli altri in quello che sa fare meglio. E crescono tutti insieme. Un modo per condividere, anche qui, i propri saperi e le proprie abilità. Insomma, da un aspetto apparentemente di dettaglio si arriva a una didattica nuova e anche a una forma di educazione civica.













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