Femminicidio, il muro della memoria 

All’Istituto Floriani un’iniziativa forte: pareti della scuola tappezzate con le foto delle vittime. Tra loro anche Alba Chiara


di Sara Bassetti


RIVA. Un muro della memoria. Occhioni grandi, che hanno molta più forza di tante parole. Volti di donne uccise, da mariti, fidanzati, spasimanti, ma anche vittime di rapinatori e di uomini maledettamente violenti. Vittime di femminicidio, perché di questo si tratta, e perché la vera rivoluzione parte dal coraggio di pronunciare questa parola. «Possiamo tranquillamente chiamarlo cimitero, e il suo impatto è forte, come del resto volevamo fosse». A dirlo, Anita Covi, docente del “Floriani”, ideatrice dell’iniziativa promossa dall’Istituto Tecnico e Tecnologico rivano e dedicata al tema della violenza di genere. Un progetto che si è compiuto materialmente grazie al lavoro di due classi quinte dell’indirizzo Relazioni internazionali e marketing, e che ha trovato compimento ieri, a poche ore di distanza dal 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sulle pareti dei corridoi che portano alle aule. Una carrellata di immagini di sorrisi di donne che non ci sono più, che vuole puntare i riflettori sull’importanza del contrasto e della sensibilizzazione nei confronti di un tema tanto drammatico quanto trasversale. “È il piccolo contributo del nostro Istituto, per non dimenticare le donne vittime della mano assassina di un uomo, il loro uomo per lo più, vittime di qualcosa che gli assassini (e troppo spesso anche loro) si ostinano a chiamare amore, ma anche le altre, tutte le altre uccise – ha aggiunto Anita Covi - ogni viso è il racconto di una vita preziosa e drammaticamente perduta, che deve far riflettere sull’importanza di dire ogni giorno ‘No’. No alla violenza fisica, sessuale, psicologica e allo stalking sulle donne, ma anche sui bambini e sulle persone tutte”. I dati statistici sul fenomeno diffusi da Eures – l’Istituto di Ricerche economiche e sociali, in vista del 25 novembre, sono drammatici: nei primi dieci mesi di quest’anno sono state 106 le donne uccise in Italia, una ogni 72 ore, con un’inflessione del 7% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, quando erano state 114. Dati che restano comunque allarmanti, per una strage che non accenna a placarsi. “La società nasce dalla scuola, alla quale è stato affidato il difficile compito di formare gli uomini e le donne del domani, e la prevenzione della violenza è una priorità a cui anche noi dobbiamo rispondere concretamente - ha concluso Covi – e credo che la scuola possa fare molto per stimolare un confronto e una riflessione sui cambiamenti culturali necessari per sconfiggerla, e per indurre i cittadini tutti, a partire proprio dai giovani, a fermarsi, a non dimenticare e a mantenere alta l’allerta”. Un messaggio che arriva a poche ore di distanza anche dalla posa della stele dedicata ad Alba Chiara Baroni, e a tutte le donne che, come lei, oggi sono “solo” nel cuore di questo mondo.













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