il caso

Benno, il sospetto anabolizzanti: la giudice affida le indagini ai periti

Disposta una verifica sui possibili effetti delle sostanze di cui l’indagato faceva largo uso senza alcun controllo medico. Al centro della verifica la capacità di intendere e di volere al momento dei fatti


Mario Bertoldi


BOLZANO. C’è una nuova frontiera decisa dal giudice negli accertamenti psichiatrici disposti su Benno Neumair, il giovane insegnante di matematica che ha ammesso di aver assassinato i propri genitori e di averne gettato i cadaveri nel fiume Adige. Si tratta dei possibili effetti provocati sulla psiche del giovane dall’uso continuato ed incontrollato di sostanze anabolizzanti con le quali per anni l’indagato ha sviluppato in maniera innaturale la propria massa muscolare in una sfida con se stesso.

La giudice Carla Scheidle, nell’ambito dell’affidamento della perizia psichiatrica ai tre super esperti chiamati a valutare le condizioni mentali di Benno al momento del fatto, ha integrato uno dei quesiti inserendo proprio i possibili effetti degli anabolizzanti che Benno ha assunto per diversi mesi , utilizzando false ricette mediche. I tre periti nominati dal giudice sono Eraldo Mancioppi (psichiatra trentino), Marco Samory (psicologo padovano, esperto in psicodiagnostica e testista dell’adulto) e Isabella Merzagora (psicologa e criminologa del Dipartimento di scienze biomediche per la salute di Milano).

Dovranno valutare non solo se Benno, al momento dei fatti, fosse in grado di intendere e di volere (e dunque di comprendere cosa stesse facendo) ma anche se l’uso incontrollato di anabolizzanti abbia determinato una malattia e dunque una patologia a livello psichico che abbia in qualche modo scemato la capacità di autodeterminarsi dell’omicida. In caso di risposta affermativa i periti sono chiamati a indicare al giudice in quale modo, con quale grado e con quali conseguenze l’uso assiduo di queste sostanze abbia inciso sulla capacità mentale dell’indagato.

I periti avranno sessanta giorni di tempo per portare a conclusione la perizia e la giudice ha già fissato l’inizio delle operazioni peritali al prossimo 6 aprile. Per l’8 giugno (già fissata l’udienza) gli elaborati dovranno essere pronti. La Procura seguirà tutta la fase peritale con tre consulenti di massimo affidamento. Si tratta di Ilaria Rossetto, medico psichiatra presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Padova; di Stefano Zago, neuropsicologo e testista (cioè somministratore di test di carattere psichico su persone adulte) dell’Università di Milano e del dottor Renato Ariatti, neuropsicologo e criminologo di Bologna.

Saranno tre anche i consulenti della difesa. Anche in questo caso si tratta di professionisti con una notorietà professionale a livello nazionale: il professor Giuseppe Sartori dell’Università di Padova, Pietro Pietrini di Lucca e la dottoressa Cristina Scarpazza dell’Università di Padova. Le parti civile costituite (per conto di Madé Neumair, sorella di Benno e di Carla Perselli, sorella della donna assassinata) si sono invece affidate alla dottoressa Anna Palleschi e a Claudio Rago.

I quesiti consegnati ai periti sono risultati stringenti e mirati perchè riguardano esclusivamente l’imputabilità di Benno. La capacità o incapacità dell’indagato di intendere e di volere dovrà essere valutata con stretto riferimento al momento dei fatti con eventuale indicazione della patologia sofferta e dunque dell’eventuale infermità mentale riscontrata.

La giudice ha poi chiesto ai periti di accertare se Benno Neumair possa essere ritenuto socialmente pericoloso cioè se sia probabile che l’indagato possa commettere altri reati . Nel caso di risposta affermativa la giudice chiede che venga chiarito se l’eventuale pericolosità possa essere affrontata con una adeguata terapia farmacologica e psichiatrica. Un ulteriore quesito riguarda infine la capacità di Benno di seguire coscientemente il processo che lo riguarda. L’accertamento sulla capacità o incapacità dell’indagato di intendere e di volere dovrà infine riguardare i singoli fatti reato, dunque non solo le fasi dei due omicidi (avvenuti secondo la Procura a distanza di almeno un’ora) ma anche l’occultamento dei cadaveri (gettati nel fiume Adige) e vari depistaggi messi in atto nel tentativo di ostacolare le indagini. Sulla base di quanto previsto dal codice la perizia non potrà riguardare il carattere e la personalità dell’imputato indipendenti da cause patologiche.













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