Partita la caccia al cinghiale contro la sua proliferazione 

L’attività venatoria. I cacciatori di Arco, guidati da Angiolino Betta, hanno avviato una sinergia con la Forestale per arginare un fenomeno in espansione. Animali anche nel Tennese e a Campi


Gianluca Ricci


Arco. Sono otto i cinghiali abbattuti dai cacciatori della sezione di Arco nel primo mese di attività. Un bottino considerevole, soprattutto in considerazione del fatto che la colonia di questi animali sui monti del territorio si sta ampliando sempre più. Un vero e proprio flagello, con il quale stanno facendo i conti molti allevatori in malga e molti contadini. Dopo mesi di tira e molla con la Provincia, finalmente le nuove norme hanno compreso anche i monti arcensi fra quelli degni di attenzione e hanno consentito ai cacciatori locali di attivarsi per questo nuovo genere di caccia. Ben trentotto sono stati coloro che hanno superato gli esami al termine di un corso specifico e che oggi possono imbracciare il fucile e sparare seguendo le regole imposte a livello provinciale. Una pattuglia ben agguerrita che è andata ad affiancarsi alle guardie forestali che fino a poche settimane fa erano le uniche autorizzate a muoversi liberamente sul territorio e a sparare ai cinghiali.

«La nostra presenza – ha spiegato Angiolino Betta, presidente della locale sezione dei cacciatori – ha permesso agli uomini della Forestale di riorganizzare i loro servizi e di dedicare forze importanti al controllo del territorio in altri settori. Una sinergia che da un lato ha consentito di arginare un fenomeno in pericolosa espansione, dall’altro di gestire le risorse pubbliche in maniera più adeguata ai bisogni della comunità». Va detto che i cacciatori arcensi hanno realizzato di loro iniziativa, ovviamente con il permesso delle autorità competenti, tutte le strutture necessarie all’attività venatoria, in particolare sei nuove postazioni distribuite nelle località più frequentate dai cinghiali in cui possono pasturare e appostarsi in modo efficace. Quasi 4mila euro il costo sostenuto dai soci, che per questo progetto non hanno potuto contare su nessun contributo pubblico, anche se in situazioni come questa in cui si sta profilando all’orizzonte un vero e proprio problema si potrebbe pensare ad interventi di sostegno. È vero che i cacciatori possono portarsi a casa le prede, ma è altrettanto vero che lo scopo di queste operazioni è quello di controllare la proliferazione degli animali. Animali che invece stanno pericolosamente ampliando il loro raggio di azione: alcuni esemplari sono stati avvistati negli appezzamenti del tennese e in quelli di Campi, dove hanno portato la consueta devastazione. Urgono interventi più sistematici. G.R.













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