L’intervista

Chiude dopo 66 anni la pasticceria bar Mazzoleni di piazza Cantore

Era una delle Botteghe Storiche di Trento. Gli ultimi anni nel bar pasticceria, c’è stata lei, Francesca, “Francy”, la figlia di Mario e Tecla, gli storici titolari del locale che a metà degli anni ’60, era diventato il luogo principe di ritrovo dei dipendenti dell’allora in fase di progettazione, Autostrada del Brennero, che aveva gli uffici proprio nel condominio prospiciente la ferrovia sul lato di via Lavisotto


Claudio Libera


TRENTO. Si sono abbassate definitivamente le saracinesche su una delle Botteghe Storiche di Trento, la pasticceria bar Mazzoleni, sita in piazza General Cantore 28. Qualche metro dopo le scuole Bellesini, di via Stoppani. Gli ultimi anni nel bar pasticceria, c’è stata lei, Francesca, “Francy”, la figlia di Mario e Tecla, gli storici titolari del locale che a metà degli anni ’60, era diventato il luogo principe di ritrovo dei dipendenti dell’allora in fase di progettazione, Autostrada del Brennero, che aveva gli uffici proprio nel condominio prospiciente la ferrovia sul lato di via Lavisotto.

Ed è proprio Francesca, la figlia erede della Bottega storica, che racconta all’affezionata clientela che ancora non si è capacitata della chiusura, la storia di questo punto di riferimento per il quartiere di Cristo Re.


“Era il lontano 22 luglio 1931, in un paesino della Bergamascoa nasceva Mario Mazzoleni, secondo di cinque figli, in una famiglia povera ma lavoratrice e con visioni imprenditoriali, che il piccolo Mario dimostrò fin da ragazzino; poi la migrazione a Trento per la guerra e qui una nuova avventura A 13 anni fu il più giovane panettiere e pasticcere che lavorasse a Trento – continua Francesca - e così ininterrottamente fino al 20 maggio 2021 quando si spense, lasciando un grande vuoto nella sua pasticceria in Cristo Re”.

Poi Francesca parla della mamma Tecla: “Il 19 gennaio 1938 a Lisignago in Val di Cembra, nasce Tecla, da una famiglia di 13 figli: la mamma Francesca, americana di nascita, l’aveva cresciuta con mentalità aperta, sempre alla ricerca dell’essere migliori: e così fu. Nel maggio del 1959, Tecla e Mario convolarono a giuste nozze e di lì a poco aprirono il loro sogno, il laboratorio di pasticceria Mazzoleni in piazza Generale Cantore 28”.

Prosegue poi il racconto di Francesca: “le giornate si svolgevano sempre uguali: sveglia all’1 di notte per preparare le famose pesche ed i panini all’uva, nonché le torte che tutti conoscevano anche fuori da Cristo Re, poi alle 7 arrivava anche Tecla con la sorella maggiore Grazia a vendere i dolci ai bimbi delle scuole Bellesini.Gli anni passano lavorando 15-16 ore al giorno, lottando tra difficoltà e problemi di salute, finché da Roma arrivò il permesso di trasformare l’attività anche in bar. Così il lavoro cambiò aumentando di molto il giro della clientela. Arriva pure la televisione, si ritrovano gruppi di amici, ci si diverte ma non si ha tempo per i figli che non arrivano”.

Quindi, sorridendo Francesca aggiunge: “Dopo 13 anni, il 15 ottobre 1972, nasco io, Francesca la loro unica figlia”, che da subito respirerà l’aria del locale perché li doveva stare durante il giorno. Passano gli anni e tra grandi problemi di salute anche Francesca - mentre studiava - aiutava in pasticceria. “Ricordo – aggiunge - che il sabato sera entravano i ragazzi che andavano a divertirsi ed io invece dovevo andare a letto presto perché anche il sabato ci si alzava alle 7 per aiutare: si studiava al liceo, ai Polentoni ed in arrivo c’era l’università”.

Nel 1993 accade un brutto incidente in bicicletta a Francesca che la obbliga a letto per tre mesi con la schiena rotta. La bici era la sua passione trasmessale da papà Mario che correva per l’Aurora. Per fortuna che da papà non apprese anche l’altra passione, la boxe! Francesca frequenta successivamente 3 anni di università in Spagna, anni che divisero un po’ una famiglia prima così unita e dedita al lavoro.

Nel 2003 Francesca mette al mondo il suo primo figlio, Sebastian che, diventato grande, la aiuterà per 6 anni nella gestione del bar ma nello stesso anno Francesca apre una pizzeria sempre nel rione insieme al compagno Ricardo. Per non farsi mancare nulla, continua a collaborare con Mario e Tecla, anche perché la zia Grazia non è più in grado e lo zio Ezio, fratello più piccolo di Mario, non aiutava più al bar.

Dal 2010 Francesca dopo il secondo figlio Simone, decise di prendere definitivamente le redini del locale: insieme al figlio Sebastian di 17 anni portano avanti il locale, lo ristruttura nel 2019, tutti sono entusiasti. Ma la gente cambia, cambiano i gusti, i giovani cercano altre vie e soprattutto arriva il Covid. “Sono passati 15 anni per me – conclude Francesca - in fretta, sembra ieri ma le alzatacce – sette giorni su sette - alle 5 del mattino, estate e inverno, pesano, i problemi aumentano, le soddisfazioni sono sempre meno”.

E chiude dicendo: “Sono contenta di aver vissuto 53 anni nel bar, divenuto ormai la mia prima casa. Ringrazio mio figlio che anche quando stava male, c’è sempre stato, un punto saldo, con il suo sorriso, che era anche la gioia del nonno ma la vita bisogna viverla, saper scegliere una strada serena, felice per i ricordi e le tante persone conosciute”. Così, dopo 66 anni, chiude definitivamente una delle ultime Botteghe Storiche di Trento.













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