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Viabilità

Turismo, sicurezza, sostenibilità: l’impegno di Autobrennero per i territori

L'Autobrennero si conferma come fondamentale volano di sviluppo per il futuro



TRENTO. C’è un’area di sosta speciale, lungo l’Autobrennero. Un po’ punto di ristoro, un po’ museo. È il Plessi, sorto nel 2013 per volontà di Autostrada del Brennero negli spazi precedentemente occupati dalla Dogana.

Si tratta del primo esempio, in Italia,  di spazio museale in autostrada e può rappresentare l’emblema di come la Società concepisca il rapporto con il territori che percorre: non luoghi da attraversare semplicemente ma realtà con cui costruire un rapporto virtuoso di crescita e scambio reciproco. Così è sempre stato, fin dalla costruzione dell’arteria che unisce il Brennero con Modena.

Snobbato dal governo romano, furono i territori, in testa la giunta regionale di Trento e Bolzano, a portare avanti il progetto e a inaugurare tutti i 314 chilometri, soltanto dieci anni dopo l’avvio del primo cantiere. I territori, oggi, rappresentano ancora la stragrande maggioranza della compagine sociale (84,7%). Quanto l’arteria influì e influisce positivamente sugli scambi, sull’economia, sulle comunità locali in definitiva, lo raccontano anche i numeri: oggi, lungo l’A22, si contano in media 200.000 veicoli effettivi al giorno, nel 1974, quando entrò in funzione l’intera tratta, erano poco più di 10.000.Di questi una parte significativa è sicuramente rappresentata dai vacanzieri:  se l’autostrada ha aiutato e aiuta i turisti a raggiungere più facilmente le proprie mete al di qua e al di là delle Alpi è indubbio che, con la sua presenza, abbia altresì favorito lo sviluppo turistico dei territori che la ospitano, andando a incidere positivamente sul pil locale. Città d’arte come Verona, Mantova e Rovereto, solo per citarne alcune, le vette e le vallate alpine si sono fatte così un po’ meno lontane.

Lo sviluppo economico corre sull’Autobrennero

Industrie, artigiani, il commercio: l’universo produttivo necessita di collegamenti rapidi e sicuri. Ecco dunque che la realizzazione dell’Autostrada del Brennero, entrata in funzione lungo tutti i suoi 314 chilometri nel 1974, è stata linfa capace di nutrire il tessuto produttivo locale. I numeri lo raccontano meglio delle parole: lungo questa via di comunicazione transitano infatti circa 70 milioni di veicoli effettivi all’anno e il Brennero assorbe una percentuale di circa il 10,5% dell’intero import-export nazionale.

Nel corso degli anni centinaia di realtà produttive sono sorte lungo il suo percorso. Grandi marchi, come Coca Cola e Zalando, solo per fare qualche esempio, non hanno nascosto come, nella decisione di aprire o potenziare i propri stabilimenti nel veronese, abbia giocato un ruolo significativo la vicinanza con l’A22. Ma i riflessi positivi dell’infrastruttura sul tessuto economico e sociale locale sono anche molti altri e si intrecciano con l’impegno nei confronti dell’ambiente.

Ogni anno Autostrada del Brennero destina, ad esempio, una cospicua quota del proprio fatturato alle manutenzioni. Si tratta di circa 60-70 milioni all’anno, ossia più di 200.000 euro per prendersi cura di ogni chilometro della propria tratta. E questo per offrire efficienza, comfort e soprattutto sicurezza a chi viaggia. Parte degli utili vengono poi distribuiti come dividendi ai Soci, che, nel caso di Autobrennero sono per la stragrande maggioranza gli enti pubblici locali che l’arteria vollero e realizzarono. I quali, a loro volta, utilizzano queste somme a beneficio dei territori e dei cittadini che vi vivono.

Un circuito virtuoso, dunque, che ha reso grande l’autostrada insieme ai territori che attraversa.