PRIMIERO

«Il 40% degli albergatori rischia di tenere chiuso» 

Prospettive nere per il presidente dell’Asat, Cemin: «È quanto emerso da un sondaggio effettuato nei giorni per il periodo dopo il 7 gennaio. Temo però si possa arrivare anche al 100%»



PRIMIERO. E' molto preoccupato il presidente della locale Associazione albergatori (Asat), Peter Nicola Cemin, sulla situazione turistica che il territorio di Primiero, San Martino di Castrozza e Vanoi sta vivendo tra emergenze sanitarie dovute al Covid 19 e indecisioni politiche.

Gli operatori turistici delle varie categorie stanno, infatti, toccando con mano gli effetti della pandemia, avendo il pensiero costantemente rivolto alla apprensione di come la situazione di incertezza condiziona l’economia delle imprese.

Cemin, state affrontando una situazione difficile: da un lato c’è la salute e dall’altro l’economia.

La salute delle persone bisogna metterla al primo posto, ma la responsabilità di mantenere vivo il sistema turistico dell’accoglienza è il tarlo nella mente mia e di ciascun collega imprenditore. Nei giorni scorsi è stata inviata una richiesta dati per completare una indagine sulle aperture e l’impiego di personale nelle nostre aziende rispetto al 2019. Oltre ai risultati numerici che riportano un segnale negativo, io dico che è probabile che si possa giungere al 100% di chiusure. C'è una sensazione di forte rassegnazione non solo per quanto riguarda il periodo delle festività natalizie, ma anche per il dopo 7 gennaio 2021, perché il 40% degli albergatori non sanno se riapriranno.

Se così fosse, ci saranno sicuramente conseguenze importanti sull'occupazione dei tanti addetti del settore turistico.

Le sezioni locali di Asat e Unat (l'altra associazione albergatori, ndr) hanno il polso della situazione che ci permette di confrontarci in sede provinciale e per informare la comunità di Primiero su quanto questo primo periodo di difficile stagione invernale incide negativamente sul territorio. Le ripercussioni di questa situazione sul mercato del lavoro saranno pesanti: per i prossimi mesi sono a rischio 700 posti di lavoro e una volta terminata la cassa integrazione, ci potranno essere conseguenze anche sui contratti a tempo indeterminato.

E' una situazione, quella occupazionale, che riguarda gran parte della popolazione locale.

Certo. Ciascun abitante del Primiero direttamente o indirettamente si ritrova ad avere un proprio conoscente ad oggi disoccupato perché non impiegato nel settore del turismo. Ciò diversamente da come invece avveniva negli anni scorsi. Il nostro pensiero non si limita agli hotel, alle strutture ricettive, bar e ristoranti, ma si estende agli impianti di risalita, alle scuole di sci, ai servizi di noleggio, guide alpine, agenzie di viaggio ai negozi dell’ambito turistico. Tutto ciò si aggraverebbe se non vengono introdotte le misure al fine di garantire un turismo invernale sicuro. Penso al protocollo impianti. E la beffa è che in questo momento abbiamo neve in abbondanza, senza usare quella programmata, piste perfette, giornate che invitano ad uscire...

Cosa chiedete a chi ha l'onere delle decisioni?

È molto importante ricevere una chiara prospettiva per il periodo immediatamente successivo alle festività anche per comunicare certezze alle persone che vogliono prenotare una vacanza. Se bisogna chiudere responsabilmente chiudiamo. Ma chiediamo di essere trattati come i colleghi di altri Paesi Europei (Austria-Germania), nostri competitors sui mercati turistici, che riapriranno con un diverso entusiasmo. Se chiudono ricevono un “ristoro degno" di questo termine.

Vuole aggiungere altro?

Sì, mi preme fare una precisazione: qualche giorno fa, un articolo apparso sul Trentino, raccontava di un fatto di cattiva gestione nell’accoglienza di turisti in Primiero. Non entriamo nel merito dello spiacevole accaduto. Condanniamo i mali comportamenti e su questo non c'è dubbio, ma non venga fatta di ogni erba un fascio. Abbiamo ottime aziende, che lavorano con professionalità, attenzione al cliente e nel rispetto delle normative.













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