ambiente

Il Trentino pompa acqua dalla Lombardia

Siccità, il caso di Storo che da un anno si rifornisce da Bagolino (Brescia). La preoccupazione per le sostanze tossiche presenti nella falda


Andrea Tomasi


VALLE DEL CHIESE. Il Trentino pompa acqua dalla Lombardia. Succede a Storo. Da circa un anno il Comune della Valle del Chiese si rifornisce dal Comune di Bagolino (provincia di Brescia). Un'operazione "in emergenza": il rifornimento avviene in caso di necessità, quando in estate c'è siccità e le sorgenti trentine non bastano. Non solo. L’acqua lombarda serve anche per compensare la carenza a causa della non utilizzabilità della falda contaminata da Pfas.

I Pfas sono sostanze perfluoroalchiliche, impermeabilizzanti, utilizzate soprattutto nell'industria galvanica. Sono “inquinanti perfetti”: incolori, insapori, inodori, indistruttibili, tossici (causano cancro, uno sviluppo anomalo dell'apparato genitale maschile dei bambini, problemi alla tiroide e al sistema nervoso centrale). Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi dalle pagine di questo giornale spiegando che lo scorso ottobre sono stati realizzati 5 pozzi piezometrici (2 a Borgo Chiese e 3 a Storo). Sono stati fatti 3 anni dopo l'interrogazione del consigliere provinciale Cinque Stelle Alex Marini e 4 anni dopo la comunicazione ufficiale dal Ministero dell’ambiente.

L'accordo con Bagolino e, per l'esattezza, con il Consorzio Acquedotto Rurale Ponte Caffaro, è stato siglato anche per ragioni di cautela. Acqua dalla Lombardia, attraverso una tubazione che garantisce un massimo di 3 litri al secondo. In totale, finora, sono stati presi 40 mila metri cubi d'acqua che, ironia della sorte, proviene da una sorgente, la Boschi Fontane, che è in territorio trentino ma che i bresciani hanno in concessione dal 1970. Attraverso un complesso impianto aereo (i tubi sono a 300 metri di altezza e percorrono circa 400 metri nella gola per arrivare a destinazione) si risolve, almeno temporaneamente, il problema acquedottistico di Storo.

Siccità e presenza di sostanze inquinanti sono due fattori che vanno a braccetto. Abbiamo contattato Eliseo Stagnoli, presidente del consorzio Acquedotto Rurale che raccoglie 182 soci. «Conosco il problema Pfas - racconta - perché seguo il caso veneto (fra le province di Vicenza, Padova e Verona è stata contaminata una falda grande come il Lago di Garda e in tribunale a Vicenza è in corso un processo a carico di 15 ex manager della società Miteni di Trissino, ndr). Il problema della contaminazione trentina è che non si capisce se è l'inizio o la coda». Tutto lascia pensare che la fonte dell'inquinamento sia nel territorio di Condino, non si sa se riconducibile alle ex fonderie o ad una conceria (vedi l’intervista sotto). «So che voi trentini non lasciate nulla al caso (sic!). Geas (Giudicarie energia acqua servizi Spa), con cui noi abbiamo un accordo sui controlli, fa le verifiche e so che sono in corso in Valle del Chiese. Detto questo da parte nostra c'è molta attenzione, perché i Pfas sono sostanze con cui non si scherza. Sono stati trovati in falda e la falda si muove. In prospettiva l'inquinamento potrebbe interessare anche l'acqua di Bagolino. Lungo il torrente Caffaro sono state fatte fare delle analisi e al momento la situazione pare sotto controllo».

L'accordo, per ora a titolo gratuito, che prevede l'utilizzo dell'acqua dei lombardi è del novembre 2021. È un atto di generosità da parte dei vicini di Bagolino o, se vogliamo, una buona pratica di vicinato o un'apertura di credito verso la terra autonoma, che già collabora nelle attività di controllo.

Su input del Ministero dell'ambiente, nel 2018 Appa (Agenzia provinciale protezione dell'ambiente) predispose un piano di monitoraggio supplementare delle acque superficiali e sotterranee, avvalendosi della collaborazione dell'Arpav (Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto). Dai primi mesi del 2019 il settore laboratorio ha emesso rapporti di prova con un limite di quantificazione pari a 10 ng/litro. Si è poi riscontrata la presenza di Pfos (della famiglia dei Pfas, 20 i tipi cercati in Veneto) in quantità superiore al limite di legge (0,65 ng/litro). Successivi campionamenti fecero scoprire che l'inquinante era stato trasportato dal Lora, un affluente del fiume Chiese. Queste sostanze persistenti sono state trasportate a valle - realisticamente per anni, dicono i tecnici,- finendo in falda.

 













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