Storo, presenza di Pfos nella falda acquifera 

La ricerca dell’Appa. La sostanza chimica è stata rilevata in agosto in bassissima quantità Il sindaco Turinelli rassicura: «Non c’è pericolo, ma ci siamo attivati per eliminare ogni rischio»


Stefano Marini


Storo. La grande falda acquifera che si estende sotto la piana di Storo e va fino al lago d'Idro è inquinata da Pfos, sigla che sta per acido perfluoroottansolfonico, composti acidi sintetici utilizzati per l'impermeabilizzazione di tessuti, ma anche di pentolame che può avere effetti nocivi sulla salute umana e animale. Il livello di contaminazione non è preoccupante tuttavia a Storo l'amministrazione comunale ha deciso di correre ai ripari per garantire la massima tutela alla salute della popolazione.

Il monitoraggio

«Il 9 agosto scorso - spiega il sindaco di Storo Luca Turinelli - siamo stati informati del fatto che l'Agenzia Provinciale Protezione Ambiente (Appa) aveva realizzato dei monitoraggi relativi alla presenza di Pfos nelle acque del nostro Comune e che i risultati erano stati positivi. La ricerca era stata ordinata dal Ministero dell'Ambiente nel 2017 a tutte le agenzie ambientali d'Italia a seguito di alcuni gravi episodi di inquinamento verificatisi in Veneto, dove la presenza di Pfos e Pfas nelle acque era in alcuni casi risultata anche di 10 volte superiore ai limiti consentiti. Ciò è avvenuto anche per il Trentino, dove la sostanza venne rilevata solo in bassa Valle del Chiese e in particolare a Storo. Chiariamo che la quantità di inquinante presente nell'unico pozzo che usa acqua di falda per scopi potabili è circa la metà del limite di legge. Secondo le rilevazioni Appa siamo a 13 nanogrammi di Pfos per litro, i nostri rilievi parlano invece di 16 nanogrammi per litro, mentre nelle acque sotterranee la legge stabilisce come limite di nocività i 30 nanogrammi per litro - spiega ancora il sindaco Turinelli al Trentino - Non c'è dunque pericolo immediato per la salute umana, tuttavia il Comune di Storo non intende sottovalutare la cosa e si è attivato per eliminare ogni rischio».

L’acqua di falda

La questione è che a Storo l'acqua di falda è utilizzata anche per fini potabili: «Mentre le frazioni utilizzano solo acqua di sorgente - prosegue il sindaco - a Storo viene spesso utilizzato anche il "pozzo del Gaggio" che pesca in falda perché le fonti montane non bastano sempre a soddisfare le esigenze dell'abitato. L'acqua estratta dal "Gaggio" viene gettata nel serbatoio del "Pian de Rode" dove si mescola all'altra e viene distribuita. Ci sono poi alcune utenze private in zona "Grilli", non collegate alla rete che possono utilizzare l'acqua della falda per bere. A fronte di ciò già il 12 agosto in via precauzionale installiamo una pompa provvisoria nella campagna di Lodrone per spingere acqua verso Storo. Il 14 agosto ci incontriamo con i responsabili dei servizi a Trento, viene deciso di ridurre il più possibile l'utilizzo dell'acqua di falda e di dare mandato ad Appa e polizia locale del Chiese di indagare sull'origine della contaminazione. Si istituisce un tavolo tecnico con 2 nostri rappresentanti e il 27 agosto incontriamo il presidente Fugatti e gli assessori competenti esprimendo il nostro desiderio di eliminare tutti i rischi per la salute dei cittadini. Interveniamo con 18 mila euro e rendiamo più stabile il sistema di pompaggio approntato a Lodrone, commissioniamo una indagine indipendente che ci conferma la contaminazione su livelli non preoccupanti. Anche l'ordinanza di chiusura delle fontane per scarsità d'acqua ci aiuta a ridurre la necessità di ricorso alla falda. In un mese il "pozzo del Gaggio" passa da un utilizzo massiccio ad uno minimale».

L'amministrazione vuole andare oltre quanto già fatto: «Oggi - conclude Turinelli -siamo sotto i 5 nanogrammi di Pfos al rubinetto ma per chiudere il "pozzo del Gaggio" serve un intervento complessivo. L'idea è di completare la messa in rete degli acquedotti di Lodrone, Storo e Darzo sistemando tutte le tubature per prevenire perdite. Accordarci poi col Comune di Bondone per far confluire su Storo l'acqua in eccesso a Baitoni, e anche con Ponte Caffaro per l'acqua che pescano sotto la nostra frazione di Riccomassimo. Il tutto costa 950 mila euro. A breve manderemo il preliminare in Provincia che speriamo possa finanziarci tramite il fondo di riserva».













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