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Dal campo alla sala di incisione, calciatori a 45 giri

Quando i campioni prendono in mano il microfono. GUARDA LE COPERTINE: Da Chinaglia a Gascoigne


di Carlo Martinelli


Dici musica e dici calcio. E pensi magari ai cori dentro gli stadi (un po’ ce li siamo dimenticati, in questa lunga parentesi pandemica) o pensi magari alle canzoni che hanno il pallone come protagonista. Per capirci: “Grazie Roma” di Venditti o “La dura legge del gol” degli 883 o il Celentano di “Eravamo in centomila” (sottinteso: allo stadio di San Siro, per il derby) o il De Gregori della leva calcistica del ’68. Ma è solo un assaggio, va da sè. Però, no. Qui si racconta di calciatori che si sono cimentati come cantanti. Un lungo elenco, spesso imbarazzante per gli esiti musicali, certamente divertente. 

 

Da Chinaglia a Gascoigne, ecco i calciatori a 45 giri

E' un lungo elenco quello dei giocatori che si sono cimentati come cantanti. LEGGI L'ARTICOLO

 

 

Le copertine dei 45 giri che vedete a corredo di questo articolo raccontano appunto di una serie di esibizioni musicali in salsa calcistica. 

Ecco Giorgio Chinaglia, l’indimenticato centravanti della Lazio, scomparso nel 2012. Era il 1974 quando incise “I’m football crazy”, che sta per “sono un pazzo del calcio”. Guarda caso è l’anno in cui, ai mondiali di Germania, Giorgione manda a quel paese, platealmente, davanti alle telecamere di mezzo mondo, l’allenatore della nazionale italiana, all’epoca Ferruccio Valcareggi, che aveva osato sostituirlo. Una scena pazza, appunto. E dire che quella canzone era stata scritta dai fratelli De Angelis, in arte Oliver Onions, arrangiatori, compositori e produttori, con all'attivo decine di uscite discografiche, successi e collaborazioni con Lucio Dalla e Gabriella Ferri. Un brano dignitoso, che finì anche nei titoli di coda di un film che non poteva che essere a tema calcistico: “L’arbitro”, protagonista Lando Buzzanca. 

Franz Beckenbauer, leggendario difensore della Germania e del Bayern Monaco - lo ricordiamo ancora con il braccio fasciato al collo durante l’epica semifinale ai mondiali del Messico, nel 1970, quando l’Italia batte i teutonici ai supplementari per 4 a 3 - si è cimentato più volte con la musica. L’esordio nel 1966 con il singolo (il 45 giri è la misura oltre la quale un calciatore cantante ben difficilmente può cimentarsi) “Du allein”, cui l’anno dopo segue “Du bist das Gluck”. Chiuderà la sua carriera musicale (si fa per dire) agli inizi degli anni Settanta con “Seine Songs”. Chi ha ascoltato i suoi brani, garantisce: canzonette melodiche di rara inconsistenza. 

Johann Cruyff, uno dei giganti assoluti della storia del calcio, mitico numero 14, a sua volta ha inciso alcuni 45 giri. Nel 1969, in particolare, si cimentò in una canzone dal titolo “Oei Oei Oei” composta da chi all’epoca era considerato l’Elvis olandese, Peter Koelewijin. Il disco raggiunse il 21° posto nelle classifiche nazionali. L’autore ricorda che il mito dell’Ajax e della nazionale olandese, l’Arancia Meccanica, durante la registrazione “non era in grado di cantare, non prendeva una nota, non aveva senso del ritmo ed era nervosissimo”.  Comunque quando passò al Barcellona il disco fu ristampato anche in Spagna ed anche da quelle parti ottenne discreto successo. 

Diverso il discorso per Pelè, da molti considerato il re del football di ogni tempo (dissentiamo, sottovoce…). Grande certamente in campo, ma animato anche da una grande passione per la musica. Pare che abbia composto almeno 500 canzoni. Nel 1971 ha inciso con la cantante Elis Regina (un mito della musica carioca) l’ottimo “Perdao nao tem” mentre un suo brano, “Cidade grande” è stato inciso dal sambista Jair Rodriguez. A conferma di una attitudine musicale che lo differenzia nettamente da altri calciatori, Pelè  nel 2006 ha sfornato un album intero, “Ginga”, con 12 brani autografi e arrangiato dal jazzista Ruria Duprat. 

Ruud Gullit è stato ospite nell’incisione di “South Africa” del gruppo reggae Revelation Time, nel 1988: quello stesso anno incide un 45 giri in proprio, sempre a base di reggae  pop: “Not the dancing kind”. Passabile. 

Paul Gazza Gascoigne - altro estroso ed imprevedibile calciatore, talento puro dissipato, ancora amatissimo a Roma, sponda laziale - nel 1990 incise con i Lindisfarne una riedizione del loro celeberrimo “Fog on the Tyne”. Il disco arrivò al numero 2 in Inghilterra. Gazza ci prese gusto: andò in tour con gli Iron Maiden e poche settimane dopo pubblicò un suo singolo, “Geordie boys (Gazza rap)” che ebbe però assai meno fortuna. 

Sempre in terra inglese una citazione per Glenn Hoddle e Chris Waddle, ai tempi indossavano le maglie del Tottenham, che nel 1987,  firmandosi semplicemente Glenn & Chris, incidono “Diamond lights”. Il brano arriva al 12esimo posto della hit parade e così insistettero: ecco “It’s goodbye”, pochi mesi dopo. Nel frattempo, però, Hoddle viene ceduto al Monaco e in patria il disco questa volta attira molte meno simpatie. 

Altro mito calcistico inglese è certamente Kevin Keegan che nel 1979 diede alle stampe discografiche il suo “Head over heels in love” che riscosse un certo successo in Germania. Forse perché all’epoca, dopo anni di militanza nel Liverpool, Keegan era attaccante dell’Amburgo…

Volessimo stabilire una primogenitura in questa particolare storia che assembla calciatori e cantanti, dovremmo tornare indietro al 1959. Quando Gil Bernard, all’epoca cantante francese di origine marocchina assai in voga, canta “Vas-y, Fontaine!”. Lo fa in coppia proprio con Just Fontaine che l’anno prima, ai mondiali disputati in Svezia, era passato alla storia del calcio, dove ancora rimane, intangibile. Sì, perché in quell’edizione segna ben 13 reti in 6 partite: un record mai superato. Contribuisce in maniera decisa a portare la Francia alla conquista del terzo posto: sono tra l’altro sue quattro delle sei reti contro la Germania. E quel disco, una rarità per collezionisti, lo ritrae in copertina, in divisa da calciatore, impegnato a decantare, a tutta voce, una carriera che lo ha reso una sorta di leggenda. 

Altro cannoniere che ha lasciato un segno indelebile nella storia dei Mondiali di calcio è il tedesco Gerd Muller. Nel 1970, in Messico, è il capocannoniere con 10 reti. Quattro anni dopo, in patria, è un suo gol a decidere la finale contro l’Olanda. Prima di tutto questo, era il 1969, eccolo sfornare un 45 giri, “Dann macht es bumm”,  che lo ritrae, in copertina, all’interno di uno stadio, in una mano un pallone, nell’altro uno scettro, in testa una corona. Insomma, il re del calcio, così per molti anni in effetti è stato. Convincendo molto più come astutissimo e velocissima attaccante, autentico rapinatore in area di rigore, che non per le sue doti canterine. 

La lista e le canzoni potrebbero continuare a lungo. Interrompersi è ribadire che i calciatori stanno bene in campo più che in sala di incisione. Li perdoniamo, certo. Ma per la musica ci rivolgiamo altrove, se permettete…













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