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I ghiacciai scompaiono: mai così poca neve come nel 2022

Enormi perdite di massa tra il 5 e il 10% su Vedretta Lunga, Ghiacciaio di Malavalle e Vedretta occidentale di Ries: tra 10-20 anni avranno perso metà del volume



TRENTO. E' sempre più allarme per i ghiacciai. L'ultimo arriva dall'Alto Adige dove si è fatto il bilancio di massa della stagione. Con dati preoccupanti.

Sulla Vedretta Lunga in Val Martello, sul Ghiacciaio di Malavalle in Val Ridanna e sulla Vedretta occidentale di Ries in Valle di Riva di Tures sono stati misurati i bilanci di massa più negativi dall’inizio delle osservazioni: meno 3408 chili di acqua al metro quadro, meno 3174 chili di acqua al metro quadro e meno 2487 chili di acqua al metro quadro.

La Vedretta Lunga, il Ghiacciaio di Malavalle e la Vedretta occidentale di Ries esibiscono quest’anno perdite di volume record dell’ordine del 5-10% del rispettivo totale: "Per rendere comprensibile questo dato: il solo Ghiacciaio di Malavalle, il ghiacciaio più grande dell’Alto Adige, ha perso 18,8 milioni di metri cubi d’acqua, pari a circa un anno e mezzo del consumo di acqua potabile della città di Bolzano“, spiega Dinale.

"Questi valori - sottolinea  il direttore dell’Ufficio provinciale idrologia e dighe Roberto Dinale - sono più negativi anche di quelli dell’estate 2003 allora prontamente denominata come estate del secolo. I risultati sono ancor più significativi, se si pensa che alle enormi perdite di massa del 2022 hanno contributo in modo relativamente limitato le quote più basse, importanti nel 2003, dove oggi le superfici glaciali risultano fortemente ridotte rispetto al passato", sottolinea il glaciologo. "Lo scarso accumulo di neve invernale in combinazione con le temperature al di sopra delle medie registrate ad inizio estate e con il consistente strato di sabbia sahariana depositatosi sui ghiacciai a fine inverno, hanno portato quest’anno ad un forte anticipo nello scioglimento della neve stagionale“. 

I ghiacciai altoatesini non avevano mai vissuto un Glacier Loss Day tanto anticipato, il giorno dell’anno a partire dal quale  continuano a perdere massa fino alla stagione fredda successiva: "Dal 20 giugno circa in poi il bilancio di massa dei ghiacciai si è fatto di giorno in giorno più negativo. A inizio luglio circa i due terzi della superficie glaciale era già priva di neve“.

Per via del perdurare del clima molto caldo, unitamente alla spesso elevata umidità dell’aria e all‘assenza di precipitazioni nevose degne di nota, lo scioglimento dei ghiacciai è stato molto intenso durante tutta la stagione di ablazione. Con quest’ultimo concetto si intendono tutti quei processi che producono la perdita di massa dei ghiacciai, come lo scioglimento, l’evaporazione o anche la sublimazione.

"Il mese di luglio 2022 è stato, sulle Alpi orientali, verosimilmente il mese con la più grande perdita di massa glaciale a memoria d’uomo “, riassume Dinale.

 

Quest’anno nemmeno una piccola parte di neve invernale si è mantenuta dopo l’estate

Nell’estate 2022 la neve caduta nell’inverno precedente è andata completamente persa e così l’Accumulation Area Ratio (AAR), ossia la percentuale di ghiacciaio coperta da neve al termine dell’anno idrologico, è risultato nullo. Di conseguenza non è stato possibile collocare entro i limiti dei ghiacciai la relativa quota di equilibrio (Equilibrium Line Altitude ELA). Quest’ultima rappresenta la linea lungo la quale, al termine dell’estate, accumulo e ablazione si equivalgono.

I ghiacciai più piccoli scompariranno entro 10-20 anni

La modellazione delle modificazioni degli apparati glaciali calcolata facendo riferimento alle proiezioni climatologiche mostra come, nel prossimo futuro, perdite di massa del tipo di quelle di quest’anno saranno sempre più frequenti. Tra 10-20 anni è molto probabile che i ghiacciai più grandi avranno perso circa la metà del loro volume attuale. I ghiacciai più piccoli andranno ancora peggio.













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