La voci di Vaia nella notte che ha cambiato il Trentino 

L’anniversario. Le testimonianze di chi ha vissuto quelle ore: «Da allora nulla è più come prima perché sappiamo che possono verificarsi eventi che consideravamo impossibili» Paolo Kovatsch (foreste demaniali): «Una ferita che non si può misurare solo in metri cubi»


Andrea Selva


Trento. Dalla notte di Vaia - il 29 ottobre del 2018 - il Trentino non è più lo stesso. Non solo perché il vento ha cambiato il paesaggio su 20 mila ettari di foresta (pari a circa 40 mila campi da calcio!) ma anche perché è cambiata la testa della gente, esattamente come avvenne nel caso dell’alluvione del 1966: «Non credevamo fosse possibile, ora sappiamo che certi eventi dobbiamo metterli in conto» hanno detto tutti i protagonisti di quella notte intervistati nell’ambito del documentario “La notte di Vaia” che dal 18 ottobre al 9 novembre accoglierà i visitatori della mostra organizzata da Legno Trentino (il portale della Camera di Commercio) a Palazzo Roccabruna.

Le voci nella notte

Sono le voci delle persone che abbiamo intervistato in questa pagina, ma anche le voci che quella notte - a partire dalle ore 17 - chiamarono i numeri di emergenza per chiedere aiuto. Tra loro c’erano anche vigili del fuoco volontari, come Walter Nicolussi Rossi, che quel giorno era con la squadra di Luserna e portare aiuto agli automobilisti bloccati dagli alberi e ad un certo punto ha dovuto comunicare alla centrale: «Siamo partiti da mezz’ora e non abbiamo fatto nemmeno un chilometro». Questa era la situazione, con i vigili del fuoco che si facevano strada con la motosega sperando di non finire - loro stessi - sotto un albero. Una delle telefonate fu quella di Alfredo Molinari, di Masi di Cavalese, che quel giorno vide il rio dietro casa ingrossarsi fino ad allagare i prati e infine riempire il seminterrato della casa con un metro e mezzo d’acqua: «Siamo sotto acqua, siamo sotto acqua» disse al telefono. Quel giorno Molinari ebbe appena il tempo di mettere al sicuro gli animali domestici che sembravano impazziti, ma tre delle sue galline morirono annegate: «Da quel giorno è cambiato tutto, perché ora sappiamo che può succedere anche questo. E speriamo che l’esperienza serva a mettere al sicuro il territorio nei punti deboli, che sono tanti, anche nei paesi come nel nostro caso». Un’altra voce di quella notte è quella di Cristian Pintarelli, di Pergine, che ancora oggi ha i brividi pensando al momento in cui rimase bloccato lungo la strada verso Mala: «Ci stanno cadendo gli alberi addosso» diceva ai vigili del fuoco che corsero a fargli strada per mettersi al sicuro.

Gli esperti

Che cos’è stata Vaia? «Un evento senza precedenti, sia per la pioggia che per il vento» ha spiegato nel video il responsabile di Meteotrentino, Alberto Trenti. Si ripeterà? «Oggi l’atmosfera è surriscaldata rispetto al passato e quindi con maggiore energia. Ai fenomeni intensi dovremo abituarci sempre di più». Il responsabile delle foreste demaniali, Paolo Kovatsch, lancia un appello a non considerare Vaia solo in termini di metri cubi di legname: «Un albero è più di un albero - ha detto citando un motto tedesco - pensiamo alle tantissime funzioni delle foreste. E il nostro compito ora è quello di riparare al meglio le ferite di quella notte».













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