Incidenti sul lavoro, la sfida  oggi fa i conti anche con Vaia 

Sicurezza. Gli alberi schiantati sono più pericolosi di quelli normali, anche per i boscaioli più esperti. Casanova:  «Non sappiamo come reagirà la pianta. Anche per questo è importante che i turisti non si avventurino nei boschi chiusi»


daniele erler


Trento. Da qualche mese si è aperto un nuovo fronte nella battaglia contro gli infortuni sul lavoro, che nel 2019 conta già 8 vittime in provincia. Vaia, la tempesta che si è abbattuta anche in Trentino, un anno fa ha lasciato nei boschi un cimitero di alberi. Solo che lavorare sui tronchi schiantati richiede precauzioni maggiori, anche per i boscaioli più esperti. Il rischio è sempre dietro all’angolo, soprattutto quando si interviene con eccessiva fretta. «Vaia ha portato con sé un aumento dell’attività volontaria e spesso la preparazione non è quella di chi fa questa professione tutto l’anno», spiega Andrea Feller, consigliere dell’Anmil. L’associazione per i mutilati e gli invalidi del lavoro ieri ha ricordato i tanti infortunati, con una messa in Duomo a Trento: «Ancora troppe volte il discorso economico e la ricerca del profitto prevale rispetto alla sicurezza», spiega Feller. E così anche i morti sono in aumento: «Siamo a ottobre e abbiamo già superato il dato dell’intero anno scorso. Significa che non dobbiamo mollare. Dobbiamo continuare nella prevenzione e dare ulteriori stimoli agli enti preposti per quanto riguarda la sicurezza».

Alberi pericolosi

Anche se questo discorso è generale e si riferisce a tutti i settori dell’economia, un approfondimento a parte va fatto proprio per Vaia. Anche perché la questione rischia di diventare ancora più prioritaria nei prossimi mesi: «Per ora abbiamo raccolto fra il 30 e il 35 per cento del legname prodotto dagli schianti. L’anno prossimo dovremo raccogliere un ulteriore 50 per cento», spiega Luigi Casanova, custode forestale.

Ma perché è così pericoloso? «Con le piante in piedi l’uomo riesce ad avere più padronanza, con gli schianti è tutta un’altra cosa - dice Casanova -. Abbiamo piante che cadono incrociate, altre che fanno da leva, altre ancora che cadono sulla cima di alberi già abbattuti. C’è il grosso problema dell’elasticità delle piante. Quando si interviene con la motosega, ci troviamo a fare i conti con scherzi che non potevamo immaginare. Per quanta attenzione possa metterci un boscaiolo esperto, non si può avere la certezza su come reagirà la pianta. Anche perché dall’esterno non vediamo se all’interno è marcia».

Formazione e prevenzione

Pochi giorni fa una delegazione trentina, con componenti della Magnifica Comunità e della Rete delle Riserve della val di Fiemme, è stata in Svizzera per un confronto internazionale proprio su questi temi. Perché anche in Europa ci si interroga su come si possano evitare gli infortuni nei boschi dopo le grandi tempeste. L’idea è che una formazione specifica possa portare a risultati molto concreti, facendo crollare il numero di infortunati e soprattutto i morti, come già verificato in passato.

«Devo dire che su questo tema la Provincia si è mossa molto bene sin da subito. Sono stati diffusi dei volantini che spiegano come la pianta può reagire ai diversi tagli- spiega Casanova -. Ci sono stati corsi di formazione sia per i dipendenti pubblici sia per le compagnie boschive private». Ma è sufficiente? In realtà c’è un problema di fondo. Il rischio è che il boscaiolo sottovaluti la sicurezza a causa della fretta: «Anche perché si corre sempre sul filo del rasoio dal punto di vista economico, perdere tempo significa perdere soldi. Per fortuna però i boscaioli sono i primi ad essere consapevoli dei rischi che stanno correndo dopo Vaia». E poi c’è un’altra questione: «Capita spesso che i turisti si avventurino anche nelle strade che sono chiuse. E che siano gli stessi operatori turistici a consigliare loro di farlo. È forse il problema più grosso, perché poi interferiscono nel nostro lavoro, con il rischio che si facciano male. Ci vuole più severità: non si può passare dove c’è un cantiere. Non solo in città ma anche nei boschi».













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