Codice Rosso, indagini raddoppiate 

I numeri della Procura dopo la nuova legge. Entrata in vigore solo il 9 agosto scorso, ha avuto un forte impulso sui procedimenti Dai 297 fascicoli aperti nel 2017 ai 511 del 2019. Aumentano anche le misure cautelari: sono passate da 82 a 169 nell’arco di un solo anno



Trento. La Legge 19 luglio 2019, n. 69 (“Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”) denominata “Codice Rosso”, è entrata in vigore solo il 9 agosto scorso. Ma l’effetto sulla Procura di Trento ha avuto un forte impatto: si calcola che i fascicoli aperti per i reati raggruppati dal Codice Rosso (tra i principali, maltrattamenti, violenza sessuale, stalking, costrizione o induzione al matrimonio, diffusione di immagini o video sessualmente espliciti per vendetta - il cosiddetto “revenge porn”) siano raddoppiati nel 2019 benché la legge sia entrata in vigore solo all’inizio di agosto, dunque attiva per meno di sei mesi nell’anno solare. Il testo della nuova legge, oltre a modificare aspetti procedurali in una direzione di maggior celerità dell’azione penale, ha anche introdotto nuovi reati, come la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, il cosiddetto “revenge porn” e la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento . In precedenza, gran parte dei reati ora compresi nel Codice Rosso rientravano nei reati contro le cosiddette fasce deboli (tra cui maltrattamenti, stalking, violenze sessuali, pedopornografia, esclusi gli omessi pagamenti dell’assegno di mantenimenti) e la competenza della procura di Trento comprendeva anche l’Alto Adige. Nel 2017, i fascicoli aperti dalla Procura trentina per questi reati erano 297. L’anno successivo i procedimenti sono saliti a 378, e sono diventati ben 511 nel 2019, di cui 114 compresi nel Codice Rosso. A questi si sommano altri 72 procedimenti contro ignoti: sommandoli fanno 583, quasi raddoppiati nell’arco di un solo anno.

Di pari passo, sono aumentate anche le misure cautelari emesse: nel 2017 erano 58, sono salite a 82 nel 2018 e l’anno scorso hanno raggiunto quota 169. Di queste, 78 sono divieti di avvicinamento, 21 gli allontanamenti familiari, 22 le custodie cautelari in carcere, 16 gli arresti domiciliari.

Vanno considerati anche nel computo i 431 procedimenti aperti nel 2019 (molto più che in passato) per violazioni dell’articolo 570 del codice penale (ovvero la violazione degli obblighi di mantenimento da parte dell’ex coniuge, compresi gli assegni per i figli minori). L’aumento è stato determinato alla fine del 2017 perché la competenza nel trattare le elargizioni è passata da Comuni e Comunità di Valle alla Provincia. In precedenza, erano il Comune di residenza e la Comunità di Valle a provvedere ad istruire l’attività d’indagine, attraverso la polizia locale. Ma toccando ora alla Provincia, che non ha forze di polizia proprie, questa si limita a inviare la segnalazione alla Procura, che poi deve provvedere in proprio ad istruire l’indagine. Di conseguenza, si è verificata un’esplosione di casi. Si procede anche su querela di parte, ma è chiaro come il sole che i numeri più rilevanti arrivano dalle segnalazioni della Provincia. A partire dalle quali, tocca alla Procura indagare. Sommando i procedimenti contro le fasce deboli (583, tra fascicoli contro noti e contro ignoti) e le violazioni degli obblighi di mantenimento per ex coniuge e figli (431) si supera il migliaio di faldoni in un solo anno, cioè il 15% delle pendenze dell’intero sistema giudiziario trentino.

Le interpretazioni di questi dati sono aperte a varie ipotesi: da un lato, forse è immaginabile che le donne, quasi sempre parti lese in questo genere di procedimenti, oggi denunciano eventuali abusi più di un tempo. Lo conferma in parte l’aumento stesso dei casi denunciati. Forse c'è più sensibilità, e in parte più confusione. Ma se c'è più capacità di denunciare da parte di chi ha subìto ingiustizie, anche donne straniere, molte di queste denunce si incrociano anche con procedure di separazione conflittuali.













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