Caccia all’orso sui Lessini 12.000 anni fa

L’eccezionale scoperta dei ricercatori del Muse: una costola di un plantigrado riporta il taglio di una freccia del paleolitico


di Michele Stinghen


ALA. Adesso, timidamente, sono riapparsi i lupi, ma un tempo i Lessini erano regno di orsi. E i primi uomini davano loro la caccia. Il riparo della Cornafessa, oggetto di indagine dei ricercatori del Muse, ha restituito di recente la più antica traccia di caccia all'orso mai scoperta: una costola di orso, recante il taglio di una freccia, che risale a 12 mila anni fa. Il "Riparo Cornafessa", nei dintorni della Sega di Ala sui Lessini trentini, sta restituendo man mano reperti importantissimi per la ricerca archeologica, non solo a livello locale. Già la scoperta del riparo sottoroccia e le prime scoperte di frecce, avvenute nel 2015, fecero scalpore, aggiungendo ulteriori conoscenze a quanto si sapeva sino ad ora sulle frequentazioni umane risalenti al paleolitico nel Trentino meridionale. I ricercatori rinvennero decine di schegge in selce e frammenti di ossa, ma anche una costola appartenuta ad un orso bruno. La sua presenza destava qualche sospetto, ma poteva essere dovuta a mille ragioni. L'elemento che però insospettiva i ricercatori era una traccia di taglio presente sull'osso. Era anomala, tanto che decisero di osservarla al microscopio e analizzarla con le tecniche 3D. Lo strano taglio è stato attribuito ad una freccia paleolitica, con punta e lamelle taglienti in selce. Voleva dire che qualcuno, un uomo, aveva cacciato quell'orso. Di per sè non è una novità, gli archeologi hanno trovato diverse evidenze di caccia all'orso in vari siti paleolitici dell'Italia del nord. Quello trovato a Cornafessa ha però qualcosa di particolare e unico, sino ad ora: con i suoi 12 mila anni rappresenta la più antica evidenza certa di caccia all'orso attraverso l'utilizzo di arco e frecce. Che si tratti di un taglio fatto con una freccia, i ricercatori del Muse sono abbastanza certi. La forma e la dimensione corrispondono alle statistiche fatte sulle varie possibili forme delle frecce e degli archi risalenti al paleolitico, dati ricavati anche sperimentalmente con l'uso di fedeli riproduzioni. La ricerca che evidenzia questo dato è stata coordinata dal Muse di Trento assieme al Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Ferrara, del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Siena e del centro "Abdus Salam" di Fisica Teorica di Trieste; sta per venire pubblicata su di una rivista scientifica internazionale. Viste le continue novità, gli scavi al Riparo Cornafessa proseguiranno anche quest'estate, in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Trento. La ricerca sul campo vedrà la partecipazione di studenti iscritti alle Università di Trento, Verona e Ferrara. L'obiettivo di questa nuova campagna è quello di indagare lo strato archeologico su una vasta superficie e poter far luce su alcuni aspetti ancora non chiari della frequentazione paleolitica. Le indagini di quest'estate perciò serviranno a capire la frequentazione e l'intensità della presenza umana all'epoca in questa zona dei Lessini, e anche indagare le attività che uomini e donne preistorici conducevano qui; capire le modalità di utilizzo dello spazio abitato, la frequenza e l'intensità della presenza umana, le attività svolte nel sito e come veniva sfruttato il territorio.

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