Marangoni: persi in 2 anni oltre 30 milioni di euro 

Il bilancio in rosso. Cerutti (Filctem Cgil): «Le nostre preoccupazioni erano purtroppo fondate» Slitta a fine anno l’accordo con la brasiliana Vipal, ma il contratto di solidarietà scade tra un mese



Rovereto. «I dati del bilancio del gruppo Marangoni confermano purtroppo le nostre preoccupazioni per il futuro dell’azienda» commenta il sindacalista Mario Cerutti della Filctem Cgil. Gli elementi che emergono dai bilanci 2017 e 2018 sono in effetti preoccupanti: 21 milioni 587.142 euro di passivo due anni fa e 9 milioni e 325.264 lo scorso anno. Vale a dire che nell’arco di un biennio sono stati perduti oltre 30 milioni. Se a ciò si somma il fatto che l’accordo con il big del pneumatico ricostruito brasiliano Vipal Borrachas è slittato a fine anno - secondo la relazione che accompagna il bilancio, nella remota ipotesi della mancata firma arriverebbero comunque, in base a degli accordi preliminari, dieci milioni di euro nelle casse del gruppo roveretano - e che il contratto di solidarietà scade il 30 di settembre, le preoccupazioni di Cerutti paiono più che condivisibili. Da un punto di vista tecnico, il contratto di solidarietà potrebbe essere prorogato di altri sei mesi, ma a fronte di una dettagliata relazione che motivi con nuovi e corposi elementi la richiesta da inviare al ministero. Tuttavia, ciò non significa che dal primo di gennaio 2020 la situazione cambierà in un battibaleno. Per godere dei benefici effetti della nuova liquidità introdotta nelle asfittiche casse del gruppo servirà comunque tempo. «Ad oggi non sappiamo nulla» sbotta Cerutti. «Dai giornali abbiamo appreso che dai primi di settembre nei capannoni che un tempo ospitavano i reparti di produzione delle gomme piene si dovrebbe installare una nuova ditta (la roveretana Aiken Srl, attiva nel campo delle verniciature per il settore automotive). Ci chiediamo però a che titolo Marangoni possa affittare dei capannoni che appartengono all’ente pubblico (in base all’accordo di lease-back, infatti, lo stabilimento è stato venduto alla Provincia, mentre l’azienda paga un affitto-leasing che se onorato la riporterebbe in possesso dello stabile di via del Garda, ndr). Ci stupisce che Trentino Sviluppo, proprietaria della fabbrica, non abbia nulla da dire in merito a questo progetti di subaffitto. Meraviglia anche che a permettere a un’azienda privata già ampiamente rifinanziata dalla Provincia attraverso l’operazione di lease-back di fare ciò che vuole sia lo stesso ente pubblico. Il quale dovrebbe nutrire il legittimo interesse di valorizzare il sito industriale di cui è proprietario, anziché accettare che venga spezzettato un po’ per volta con dei subaffitti, senza un preciso piano industriale ma solo nel tentativo di saturare gli spazi rimasti vuoti. Nonostante le numerose dichiarazioni pubbliche di discontinuità della nuova giunta provinciale rispetto al passato, tutto pare rimasto identico, anzi peggiorato perché la situazione economica del gruppo nel frattempo non ha visto alcun miglioramento».

L’unica certezza, per il momento (a parte i conti in rosso), è che nei primi giorni di settembre dovrebbe svolgersi l’atteso incontro con il presidente del gruppo Vittorio Marangoni e il suo staff. Sarà forse la volta buona per fare il punto su una crisi industriale che si sta avvitando sempre di più su se stessa.













Scuola & Ricerca

In primo piano