l'intervista

Folgaria, sì allo sci. Il sindaco: «Sostenibili senza chiudere»

Michael Rech: «Il comprensorio riesce a mantenersi puntando sulla qualità. Impatto ambientale ridotto quotidianamente»


Astrid Panizza Bertolini


FOLGARIA. La stagione invernale 2022-2023 sta andando a gonfie vele per Folgaria. Questo è quando dichiara il Sindaco Michael Rech, che si dice sensibile al tema della sostenibilità ambientale, ma senza dover rallentare la crescita economica derivante dagli impianti.

«Va distinta la preoccupazione in merito al cambiamento climatico, rispetto alla possibilità di fare sci a queste quote» ha dichiarato. Per professione Rech è gestore di un rifugio e da sempre vive il mondo della neve. «Posso dire con certezza - ha dichiarato - che anche quest’anno abbiamo avuto dalle 40 alle 50 giornate di freddo, sufficienti e superiori alle necessità, che ci hanno permesso di fare neve artificiale. Ad oggi non c’è impossibilità di sciare, ma è fondamentale il tema della sostenibilità economico-ambientale ed è importante lavorare per ridurre l’impatto. La comunità e l’amministrazione, infatti, sono incentrate su quello che è possibile fare per tutelare l’ambiente e ridurre i consumi, ma per lo sci siamo a sostegno del progetto invernale di Folgaria e nel contempo l’Alpe Cimbra si sta concentrando sul turismo tutto anno».

Qualche giorno fa c’è stato un incontro in Panarotta sul tema degli impianti chiusi e si è discusso anche di Folgaria e altri comprensori a basse quote (Folgaria è a 1200m). Come amministrazione siete preoccupati della situazione?

Ci tengo a precisare che c’è una differenza sostanziale tra Panarotta e Folgaria. In questo secondo caso, stiamo parlando di una comunità di più di 3 mila persone che ci vivono stabilmente, numero che in stagione aumenta considerevolmente. La comunità di Folgaria si basa sull’economia turistica, il numero di imprese collegate a questa attività è di centinaia di Partite Iva, quindi un conto è fare un ragionamento che prende in considerazione nuovi modelli attuabili, mentre sarebbe impossibile qui chiudere da un giorno all’altro. La struttura di Folgaria è l’ossatura economica di una comunità, e con questo non voglio dire che non sia preso in considerazione il tema della sostenibilità, ma bisogna prestare attenzione a non demonizzare tutto. Se invece fossi sindaco di un territorio come la Panarotta, in cui il comprensorio sciistico è più assimilabile a una struttura sportiva e da cui dipendono molte meno aziende rispetto a Folgaria, il pensiero di uno sviluppo alternativo lo seguirei da subito.

Il campionato di sci di fondo Millegrobbe Ski Marathon di questo weekend (25 e 26 febbraio), però, non si terrà a Malga Millegrobbe ma al centro fondo di Passo Coe a causa delle alte temperature degli ultimi giorni, che hanno messo a dura prova il manto nevoso, non Le sembra preoccupante la situazione?

È una situazione che è già successa negli anni anche per altre manifestazioni sportive, come la celebre Marcialonga, che è stata addirittura cancellata anni fa (nel 1975 e nel 1989 e 1990 per mancanza di neve, ndr). Laddove le piste da fondo sono innevate da neve naturale è chiaro che si va seguendo l’andamento climatico, ma dove c’è il sistema di impianti sulle piste si permette un innevamento tecnico.

Proprio parlando di innevamento artificiale...I bacini idrici di montagna, se continua la siccità non saranno abbastanza nemmeno per la fine della stagione. Quali sono le prospettive future?

In questo frangente sicuramente una criticità impellente c’è, il tema dell’acqua è importante e bisogna lavorare sulla sostenibilità dotandosi di sufficienti bacini di accumulo, ci stiamo già muovendo in quella direzione con una variante per poter aumentare i metri cubi di acqua disponibili, così da avere sì l’acqua per l’innevamento artificiale, ma garantirla anche per i pascoli in estate. È fondamentale poi sottolineare che la neve tecnica è fatta solo con acqua e che in primavera garantisce accumuli idrici in quota per un deflusso idrico da scioglimento medio e costante.

Avete in programma nel comprensorio di Folgaria anche progetti di espansione?

Come pianificazione dello sviluppo non abbiamo ulteriori grandi ampliamenti in progetto, puntiamo sull’incremento della qualità e il perfezionamento delle strutture, nel quale si inseriscono una seggiovia a Passo Coe e la realizzazione di una cabinovia a Francolini, pensata anche per il turismo estivo outdoor, con la possibilità di portare con sé anche la mountain bike.

Non vi sembra di non voler affrontare in questa maniera il problema? O di posticiparlo?

Per quanto riguarda la seggiovia di Passo Coe, si tratta di una sostituzione perché lo skilift non è più sufficiente per il trasporto, la domanda di sciatori è importante e ormai l’impianto è datato. Questo fa capire come la stagione invernale sia ottima, con presenze altissime di turisti. La realizzazione della cabinovia a Francolini, invece, vuole essere utile non solo per l’inverno, ma anche per l’estate, creando un collegamento con il paese.

Già 15-20 anni fa il problema del riscaldamento globale aveva interessato anche l’Alpe Cimbra, cosa è cambiato nel frattempo?

Quando negli anni 2005-2010 si affrontò il tema degli impianti a bassa quota, fu fatto uno studio da un esperto di clima che sosteneva che il comprensorio di Folgaria avrebbe potuto mantenere negli anni un innevamento da dicembre a marzo, così da avere un break-even point (punto di pareggio).

Dopo tutti questi anni, siamo ancora qua con i nostri impianti funzionanti e con numeri che continuano a incrementare. Consiglio quindi alla politica e ai media di affrontare queste tematiche con un orizzonte temporale più ampio. Il fatto di avere ancora a cuore lo sci non esclude l’impegno, la ricerca e una linea di sviluppo verso la sostenibilità. Ma sono tante le dinamiche da considerare. È inutile creare caos con titoloni che onestamente da operatore non riconosco. Propongo piuttosto un approccio basato su dati e concretezza.

Come vede Folgaria e l’Alpe Cimbra fra dieci anni, per quanto riguarda il comprensorio sciistico? Quali sono le prospettive?

Il turismo invernale lo vedo florido e roseo, garantito e certo, con grandissime opportunità per il settore sci. Quello che bisogna fare ce lo chiedono i nostri operatori, ovvero continuare a lavorare in chiave di perfezione qualitativa, non c’è più disponibilità di avere servizi mediocri. Non ci si può fermare, ma questo non vuol dire nemmeno andare avanti a 200 all’ora. Se oggi mi dicessero di ingrandire il comprensorio direi di no. È meglio puntare su ciò che già c’è.













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