Clima

I ghiacciai alpini si stanno ritirando: l’Adamello ha perso il 50% della superficie

Presentati i risultati della seconda Carovana di Legambiente: in Alto Adige 168 ghiacciai si sono frammentati in 540 pezzi



ROMA. Su tutto l'arco alpino è in atto un pesante trend di riduzione delle masse glaciali con importanti segnali di progressiva accelerazione negli ultimi 30 anni.

A causa del riscaldamento climatico i ghiacciai perdono superficie e spessore, "rifugiandosi" sempre più in alta quota e frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli.

È quanto emerge in sintesi dal bilancio finale della seconda edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI).

La Carovana, sostenuta dagli sponsor Sammontana e FRoSTA, dal 23 agosto al 13 settembre 2021 ha monitorato lo stato di salute di tredici ghiacciai alpini più il glacionevato del Calderone in Abruzzo, per sensibilizzare le persone sugli effetti che il riscaldamento climatico sta avendo sull'ambiente glaciale.

In questa seconda edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna ha fatto tappa sul ghiacciaio dell'Adamello tra Lombardia e Trentino, su quelli della Val Martello in Alto Adige, sui ghiacciai del Canin in Friuli Venezia Giulia, su quello del Calderone in Abruzzo e a quelli nel Parco nazionale del Gran Paradiso tra Piemonte e Valle d'Aosta. Il ghiacciaio alpino dell'Adamello ha perso oltre il 50% della superficie totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65%.

In Alto Adige 168 ghiacciai si sono frammentati in 540 unità distinte. In Friuli Venezia Giulia il ghiacciaio orientale del Canin oggi ha uno spessore medio di 11,7 m, circa 150 anni fa superava i 90 m.

E se ci spostiamo sulla vetta più alta degli Appennini, il Gran Sasso, qui il ghiacciaio del Calderone, dal 2000, si è suddiviso in due glacionevati e risponde alle oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto ai ghiacciai presenti sulle Alpi. 













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