CONFINI

I confini sulla Marmolada fanno ancora discutere, il Veneto rivendica la sua parte

Dalla provincia di Trento, in ogni caso, nessuna concessione (foto Andrea Selva)

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VERONA. Giunta e Consiglio regionale del Veneto hanno "scalato" (in funivia) la Marmolada, fino a punta Serauta, per ribadire la volontà che una parte del ghiacciaio resti nel territorio regionale. La contesa - che dura da 45 anni - si era placata nel 2002, con l'accordo Dellai-Galan, ma un'atto amministrativo dell'Agenzia per il territorio del 24 maggio scorso ha ridisegnato nuovamente i confini, togliendo al bellunese Rocca Pietore la "sua" parte di ghiacciaio, e facendola ricadere in quello di Canazei (Trento).

Mentre sono già partite le carte bollate, destinazione Tar del Lazio, il Consiglio Veneto, in riunione straordinaria nel museo della Grande Guerra, ad oltre 3mila metri di quota, ha approvato con 32 voti favorevoli su 35 presenti (M5s non ha partecipato al voto, i consiglieri di Pd e Leu erano assenti), una mozione che impegna la Regione a recuperare l'accordo del 2002, non dimenticando che gli antichi confini già stati stabiliti nel 1778 tra Repubblica Veneta e Vescovado di Bressanone.

«Noi oggi celebriamo la storia di un Paese che è andato in malora - ha detto il Governatore Luca Zaia -. È stucchevole essere qui per parlare di una causa che dura da 45 anni. Oggi non celebriamo solo la Marmolada, e soprattutto la memoria dei caduti della Grande Guerra ma il fatto che il Paese non funziona». «Siamo qui - ha aggiunto - per la volontà di dire fino in fondo che queste Dolomiti sono patrimonio dell'umanità, sono Veneto, e soprattutto sono un grande elemento di promozione turistica e di identità per noi veneti». A Zaia ha fatto eco il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, rilevando «che non si può lasciare che pezzi del Veneto vengano rosicchiati qua e là, in base a sentenze, umori e oscure firme in qualche oscuro ufficio da parte di qualcuno che nessuno conosce». «Non vorrei che gli amici trentini - ha aggiunto - pensino che dal dibattito di oggi noi si voglia togliere qualcosa della loro 'specialità', anzi noi vorremmo diventare come loro e Bolzano, noi vorremo collaborare per far sì che i disagi della montagna vengano attenuati e semmai anche superati».

Immediata la replica da Trento, che con il Presidente della Provincia autonoma Ugo Rossi ha rilevato che «i confini sono una cosa seria» e che «da che mondo è mondo passano sulle creste di montagna. La recente sentenza non ha fatto altro che confermare questa ovvietà». «Credo - ha aggiunto - sia più importante per le vallate venete fare politiche della montagna, come si fanno in Trentino e in Alto Adige».













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