Nuovo test sierologico per 250 persone a Canazei 

La lotta al Covid 19. Con questo secondo esame Azienda sanitaria provinciale e Istituto Superiore di Sanità verificheranno se gli anticorpi riscontrati a maggio sono ancora presenti


Elisa Salvi


Canazei. Sono state quattrocento le persone convocate, ieri a Canazei, per la terza fase dell’indagine per la ricerca di anticorpi “AntiSars-Cov2”, condotta dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. A mezzogiorno, al centro di protezione civile del paese, si erano presentate quasi 250 persone per il test sierologico, effettuato dal personale sanitario attraverso un prelievo di sangue. «La popolazione - ha spiegato il dottor Luca Nardelli, che come lo scorso maggio ha coordinato questi prelievi in Val di Fassa - sta rispondendo positivamente all’invito. Ci auguriamo che entro la fine dell’attività odierna, arrivi un alto numero delle persone che il primo test ha evidenziato avere gli anticorpi al Covid 19». Non solo a Canazei ma anche a Campitello, lunedì scorso, sono stati organizzati i test sierologici per 160 persone. «Se ne sono presentate un centinaio, perciò abbiamo chiesto alla sessantina che non è venuta lunedì di fare il test oggi a Canazei, dalle 13 alle 14».

I due paesi fassani fanno parte, assieme a Vermiglio, Borgo Chiese e Pieve di Bono-Prezzo, dei cinque comuni trentini con le percentuali più alte (rispetto alla popolazione residente) di contagi da Coronavirus, oggetto da maggio dell’indagine dell’Azienda sanitaria. Dalle prime analisi era risultato che, in questi centri, circa un cittadino su quattro era entrato in contatto con il virus, sviluppando anticorpi che però non garantiscono l’immunità. «Questo ulteriore prelievo - sottolinea Nardelli - serve a verificare se il quantitativo di IgG è rimasto stabile oppure è sceso. Ecco perché è importante un secondo test a distanza di quattro mesi dal primo. A livello scientifico non è ancora noto per quanto tempo gli anticorpi siano ritrovabili nel sangue di chi li ha sviluppati».

Se, in piena emergenza da Coronavirus, i medici avevano stimato che il 25% della popolazione dei cinque comuni trentini avrebbe potuto sviluppare gli anticorpi, ora è molto difficile fare previsioni sui risultati, che si sapranno tra un mese circa, del secondo prelievo. «Si spera - conclude Nardelli - che il livello di anticorpi e la loro efficacia rimanga stabile o, eventualmente, sia un po’ più basso. Però potrevve succedere che qualcuno si negativizzi perché questo virus, va ricordato, lo conosciamo e lo studiamo da pochi mesi. Da quest’ultimo esame ci attendiamo, quindi, indicazioni utili sulla durata e sull’efficacia delle difese immunitarie nei confronti del Coronavirus».















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