Allarme gioco d’azzardo: spesi 27 milioni in Fiemme 

Il progetto “Dipende da noi”. Nella sala della cultura di Ziano l’incontro con lo psicologo e i referenti Ama. Testimonianze intense, E una domanda: ricerca della felicità o fuga dal dolore?


Francesco Morandini


Ziano. Se in Trentino nel 2018 sono stati giocati 1,234 miliardi di euro, la valle di Fiemme non è molto da meno con circa 27 milioni giocati in un anno, di cui più della metà a Cavalese, l’unico Comune fiemmese con una sala gioco con videolottery, mentre negli altri Comuni sono presenti solo le new slot Awp dove si può giocare solo un euro a puntata.

Le perdite al gioco in Fiemme sono ammontate al 20,14% pari a 5.442.000 euro, 270,28 euro per abitante. Sono alcuni dei dati emersi dall’incontro promosso dalla Comunità di valle presso la sala della cultura di Ziano di Fiemme, all’interno del progetto “Dipende da noi”, dal titolo “Non stare al gioco”.

Le testimonianze

A raccontare i drammi del gioco d’azzardo, lo psicologo Matteo Kettmeier e i referenti locali dell’AMA (Auto Mutuo Aiuto onlus di Trento) con le loro testimonianze dirette.

La pareidolia, ovvero la tendenza a trovare ricorrenze, forme e superstizioni, i fattori psicologici, l’isolamento, il mito e la lotta per il denaro, l’enfasi data alle vincite, sono alcuni degli elementi critici citati dallo psicologo.

Molto coinvolgenti le testimonianze di Giusy, facilitarice dell’Ama e di Eddi che sostengono e fanno vivere un gruppo di Auto Mutuo Aiuto che si ritrova ogni 15 giorni a Predazzo. Eddi frequenta anche i Club Alcologici Territoriali, sempre più orientati verso l’attenzione a ogni forma di dipendenza o fragilità, come del resto i Club Ecologici Familiari. La sua testimonianza non ha nascosto nulla della degradazione a cui porta il gioco d’azzardo.

L’inizio per gioco

Un inizio per “gioco”, appunto, anche se l’azzardo, ha precisato, non è un gioco. La vincita che ti stuzzica e ti fa riprovare e poi la discesa verso l’inferno, i soldi che non bastano mai, la ricerca della “dose” da dare quotidianamente alle macchinette.

Eddi è stato il primo in Trentino in cura al SerD, poi ha vissuto in una comunità a Verona con una paghetta di 2/3 euro, l’unico modo per non giocare.

«Tanti potrebbero essere aiutati anche a livello bancario in una piccola comunità dove si conoscono tutti», ha ammonito, ma purtroppo ciò non sempre accade. Una testimonianza come sempre toccante.

Le possibili vie d’uscita

Ma cosa si può fare? C’è chi ha invitato a non frequentare i locali con le slot machine e a sostenere invece quelli che le tolgono. Una scelta quasi solo di testimonianza perché, è stato ricordato, ormai si può giocare dappertutto, soprattutto online.

Per Laura, un’insegnante della materna, la responsabilità è anche dell’educazione al “tutto e subito a costo zero”, ma anche l’intolleranza alla frustrazione. L’azzardo poi si sposa volentieri all’alcol e anche alla cocaina.

Una serata ricca e intensa, con un interrogativo finale: cosa sottende all’approccio al gioco d’azzardo: la ricerca della felicità o la fuga dal dolore?

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