Cambia il clima, arrivano nuove malattie: zanzare e zecche i vettori più temuti
Quest'anno, in Trentino, si sono registrati già due casi di Tbe, in anticipo rispetto agli anni scorsi e aumenta la percentuale di zecche infette con borreliosi di Lyme o altri virus: ora è al 25%. Sul territorio ormai ci sono anche zanzare esotiche potenzialmente in grado di trasmettere diverse malattie (West Nile e altre). Il punto in un convegno di esperti svoltosi al Muse
TRENTO. Quest'anno, in Trentino, si sono registrati già due casi di Tbe da zecche, in anticipo rispetto agli anni scorsi. Le zanzare, presenti ormai ovunque, rischiamo diffondano anche da noi malattie che oggi sono presenti solo altrove, come Dengue o West Nile.
A contribuire a peggiorare la situazione è il cambiamento climatico, la globalizzazione dei commerci e le complesse interazioni tra uomo, ambiente e animali.
Di questo, e delle sfide future, si è parlato nel corso di un convegno organizzato al Muse dagli Ordini professionali dei medici, degli infermieri, dei farmacisti e dei veterinari su "Zoonosi emergenti e riemergenti. Gli effetti dei cambiamenti climatici e della globalizzazione".Quando si parla di malattie trasmesse dall'animale all'uomo in Trentino viene sicuramente in mente la zecca, considerato l'aumento che c'è stato in questi anni di persone che hanno dovuto fare i conti, in maniera più o meno grave, con Tbe e borreliosi di Lyme. Quest'anno, il grande caldo certo non aiuta.
«Attualmente la percentuale di zecche infette con borreliosi di Lyme o altri virus è di circa il 25%, quindi 1 su 4, in aumento rispetto agli anni scorsi che era del 20%. Stabile invece il dato sull'encefalite da zecca, con lo 0,5% di zecche infette», spiega la dottoressa Annapaola Rizzoli, responsabile dell'unità di ricerca di ecologia applicata della fondazione Mach.
E la conferma arriva delle persone che finiscono in ospedale o comunque devono sottoporsi a cure mediche. «I casi di borreliosi di Lyme notificati dal 2000 al 2024 sono stati 520, in media 21 casi all'anno. Negli ultimi anni abbiamo avuto un aumento. Considerando solo il quinquennio 200o-2024 i casi registrati sono stati 150, in media 39 all'anno», spiega la dottoressa Vanessa Verniani, dirigente medico dell'unità operativa di igiene e sanità pubblica dell'Apss.
Stesso discorso per la Tbe. «Quest'anno, a maggio, quindi in anticipo rispetto agli scorsi anni, ci sono stati 5 casi in Italia, di cui due in Trentino. In generale ci sono stati una media di 9 casi all'anno nel periodo 1992-2024 mentre se consideriamo il quinquennio 2020-2024, la media è salita a 23 casi all'anno».
Se per la borreliosi di Lymee non esiste ancora un vaccino e l'unico accorgimento è quello di prevenire utilizzando indumenti adeguati e spray repellenti, oltre che provvedere all'immediata rimozione delle zecche, per la Tbe da anni esiste un vaccino che in Trentino viene somministrato gratuitamente.
«In media le persone vaccinate sono circa il 10% della popolazione - dice la dottoressa Verniani - con 16.186 soggetti che hanno già ricevuto le tre dosi nella fascia 45-64 anni (10,02%)e 11.158 soggetti vaccinati over 65 (8,62%). La percentuale più alta di copertura è ne lla fascia 1-17 anni (11,54%)anche se in questi soggetti raramente la patologia si manifesta in maniera grave».
Attenzione alle zecche, dunque, ma anche alle zanzare. Dal 2013 a oggi abbiamo avuto in Trentino 32 casi di Dengue, tutti casi importati, con un picco nel 2024 di 11 casi.
Ci sono stati poi tre casi di malattie da virus West Nile e un caso di Chikumgunya.
Possiamo dunque stare tranquilli? Non proprio. «La presenza di zanzare esotiche, in Trentino abbiamo la zanzara tigre, la zanzara coreana e la zanzara giapponese che sono vettori potenziali di questi virus. La cosa più importante è essere consapevoli di quello che si può contrarre ed evitarne la diffusione», spiega la dottoressa Rizzoli.
Paolo Bortolotti, neurologo e coordinatore della Commissione ambiente dell'Ordine dei Medici, nel ripercorre alcune epidemie degli ultimi anni, ha posto l'accento sulla necessità di coinvolgere tutte le professioni sanitarie, insieme a ricercatori, scienziati e decisori politici per affrontare in modo integrato le nuove sfide poste dalle zoonosi emergenti.
«Deve esserci una sensibilità di tutta la popolazione rispetto al cambiamento climatico e dobbiamo ricordarci di alimentarci naturalmente, cioè mangiare sano, stare attenti alle colture e allevamenti intensivi e all'uso indiscriminato degli antibiotici», ha sottolineato la pediatra Lorena Filippi. P. T.