Quando lo sport è ribelle



I lettori attenti e fedeli di queste palle di carta lo sanno già: il giornale di calcio preferito è un mensile spagnolo, Panenka, come l’inventore del rigore a cucchiaio. Il sito preferito è Minuto Settantotto, quando Sparwasser, Repubblica Democratica Tedesca, o DDR, segnò il gol - 22 luglio 1974 - che sconfisse la Repubblica Federale di Germania, o RFT. E in Italia, direte voi? Imperdibile Gianni Mura, una sicurezza Roberto Beccantini, un resistente Darwin Pastorin, una voce libera Pippo Russo. Epperò, ci credereste?, un giornale dove leggere di sport è sempre un piacere è il Manifesto. In particolare Alias, il supplemento di ozi culturali. Dove lo sport trova spesso posto, eccome. Grazie agli articoli di Pasquale Coccia, insegnante in un liceo di Milano, attento studioso dello sport di ieri e quello di oggi, specie se legati dal filo comune: dell’impegno politico per l’emancipazione sociale. In queste settimane, gradita sorpresa, Manifestolibri ha raccolto in volume una serie degli articoli di Coccia pubblicati in questi anni. E così Storie di sport ribelle, 220 pagine fitte fitte, diventa preziosa antologia. Racconta storie di personaggi, associazioni sportive e organizzazioni che, un secolo fa come oggi, intendono lo sport come terreno di incontro,  rivendicazione, denuncia e di nuovi diritti di cittadinanza. Ci sono i campioni passati dai campi di calcio ai lager, le denunce dei calciatori per le violenze e le minacce che subiscono ogni domenica, l’impegno di organizzazioni per l’inclusione dei migranti attraverso lo sport, il ricorso a energie alternative per far funzionare gli impianti sportivi, il calcio vissuto dal basso, le palestre popolari come luoghi di aggregazione sociale e benessere psicofisico. Una miniera di nomi, personaggi, curiosità. Gramsci e Bianciardi, Sport e proletariato (era un settimanale sportivo di sinistra, anni Venti del secolo scorso), Brera partigiano e le Pantere nere sul podio,  ultras e Zatopek, Ciclisti Delinquenti e la Coppa Davis insanguinata, Alfredo Martini in bici con la borsa piena di molotov e la dittatura del calcio. Buona lettura. copertina













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