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Lisa, le piante per ridare vita agli abiti

Tutto è nato da una t-shirt macchiata per errore: «Da allora studio le piante tintorie e recupero scampoli, creando e riparando»


Daniele Peretti


LEVICO. Tutto ha avuto inizio dalle mani sporche di un semplice abbraccio. L’abbraccio che il fidanzato di Elizaveta Vynogradova le aveva dato durante la vendemmia, con le mani sporche di uva che avevano macchiato irrimediabilmente la maglietta. Da buttare? Assolutamente no, perché Elizaveta le ha provate tutte fino a trovare i giusti colori naturali che tornassero a renderla indossabile.

Quella ricerca dei colori è stata la base su cui s’è costruito quello che è diventato un vero e proprio lavoro per “Lisa”, soprannome che semplifica il nome di battesimo russo per lei, arrivata in Italia dalla Crimea a 12 anni. E quando dopo il diploma al Liceo Linguistico tutto faceva presagire un futuro nel mondo del turismo, arriva il cambio radicale: «Lavoravo a Levico alla reception di un hotel ed ero convinta che quello potesse essere il mio lavoro. Non avevo fatto i conti non solo con la pandemia che ha fatto chiudere tutte le attività di ricevimento, ma anche col progressivo azzeramento dell’arrivo dei turisti russi in Italia. Ho perso il lavoro e mi sono trovata costretta a reinventarmi».

A quel punto è tornata utile quella maglietta sporca.

Nel frattempo ero andata anche a convivere col mio ragazzo. La casa ha uno spazio sufficiente per coltivare le piante tintorie dalle quali prelevo i pigmenti con i quali creo colori naturali. Non è altro che la stessa procedura che si faceva prima dell’avvento dei colori sintetici.

È stato difficile trovare le sementi?

Di alcune piante no perché nel tempo sono diventate delle semplici piante ornamentali che si trovano normalmente in commercio. Per altre, come nel caso della radice di Robbia da cui si ricava il colore rosso o del Guado detta anche pianta da blu, è stato più difficile. Alla fine grazie a internet le ho trovate tutte e le ho potute seminare nell’orto. Adesso non ho più problemi, le difficoltà sono state solo all’inizio.

Cosa realizza?

Ormai un po' di tutto. La mamma e la nonna, che sotto l’Unione Sovietica erano state obbligate a imparare a cucire, e lo sanno fare molto bene, mi hanno insegnato e quindi sono capace sia di preparare una maglietta o un abito utilizzando anche gli scampoli. Con le piante tintorie posso intervenire sui capi d’abbigliamento sia per colorarli o per disegnare degli ornamenti sui capi in tinta unita. Poi mi piace molto lavorare sui capi in tessuto naturale come lo sono la canapa, il lino, il cotone o la lana.

Senza tralasciare il vintage?

Non lo farei mai anche perché mi piace tanto recuperare indumenti vecchi e dismessi e rimetterli in gioco. Nel mio laboratorio ho anche la possibilità di stampare sempre con colori naturali ed ecco come i vecchi vestiti che devono solo essere di tessuti naturali, possono tornare a nuova vita.

Il suo cliente tipo?

Decisamente trasversale con la curiosità che unisce tutti. Quando organizzo i laboratori spesso vengono anche delle famiglie; ai mercatini invece è diverso, quando da degli scampoli di vestiti da sposa che una sarta specializzata mi aveva regalato ho ricavato dei foulard che ho tinto e disegnato ho avuto clienti senza distinzione. Poi ho uno spazio all’interno della cantina di famiglia del mio ragazzo e così posso lavorare anche con i suoi clienti e per ricambiare metto a disposizione la mia esperienza nell’accoglienza. Ho imparato davvero tanto anche sul mondo del vino.

Per il futuro?

Mi piacerebbe riuscire ad andare oltre il negozio online aprendo uno spazio a Levico, magari anche solo un negozio stagionale, ma è davvero molto difficile. I negozi adatti sono pochi e tutti hanno costi alti non proporzionati al mio giro d’affari. Ma nonostante le difficoltà ci spero sempre.

Si è sentita soddisfatta quando…

Quando ho riconosciuto in giro i miei lavori indossati anche in occasioni importanti. Lo sono tutte le volte che le persone si interessano ad un’attività di nicchia come può essere la mia, ma lo fanno con curiosità e rispetto.

La realizzazione più originale?

Direi la penna stilografica con inchiostro d’uva che propongo in una confezione regalo insieme ad un quadernetto vecchio stile. Quella che invece mi ha sorpreso di più è stata l’idea di una ragazza che mi ha portato le sue scarpe di tela bianca sia a colorare che a disegnare.

Nel tempo i colori naturali scolorano?

No, hanno un’ottima durata anche perché non c’è nulla di sperimentale, ma come si diceva, i tessuti prima dell’avvento dei colori sintetici si coloravano così. Mi piace dire che si realizza un processo alchemico che parte dall’effimero quale può essere un fiore o una pianta per arrivare al definitivo.

 













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