il personaggio

Aurora Eccher, l’orafa slow «Con i clienti cerco pietre rare»

Con la creatività è in grado di intercettare anche i più giovani: «Lavoriamo sulle creazioni da zero»


Daniele Peretti


TRENTO. Dal braccialetto braille, ai fischietti d’oro perfettamente funzionanti, a una richiesta di fidanzamento nata in Australia ma fatta in Trentino passando dal laboratorio orafo di Aurora Eccher.

Partiamo dal braccialetto braille.

Un regalo per una bimba cieca. I genitori volevano regalarle un oggetto che le parlasse ed ecco l’idea di incidere la frase con i caratteri braille in modo tale che anche lei potesse leggere il loro pensiero d’amore.

I fischietti d’oro?

Una delle richieste più originali che mi hanno fatto anche perché li volevano funzionanti. Il primo è stato regalato ad un arbitro donna, il secondo dal fidanzato ad una vigilessa, ma in questo caso impreziosito da pietre e con un’incisione.

La dichiarazione d’amore?

La più curiosa. Un mio cliente si trasferisce in Australia per lavoro dove parlando con un collega viene a sapere che cercava un modo originale per chiedere il fidanzamento ufficiale alla sua ragazza. Il mio cliente gli fa vedere i miei lavori, gli piacciono, mi contatta e scegliamo l'anello che resta nel mio laboratorio fino a quando i due futuri fidanzati non sono venuti a ritirarlo: oltre al pegno d’amore anche un bel viaggio dall’Australia all’Italia.

Dopo tanto sforzo c’è stato il matrimonio?

Non lo so perché è successo solo un paio di mesi fa, ma li aspetto per le fedi.

Aurora Eccher è nata a Rovereto si è diplomata in design all’Istituto d’Arte, a seguire corsi di oreficeria a Valenza, Vicenza e Verona, una breve permanenza in due laboratori orafi a Verona e Vicenza ed a 24 anni la decisione di mettersi in proprio...nel panificio di famiglia.

Proprio così e ci sono rimasta per cinque anni ricevendo i clienti su appuntamento. Mi spiego. I miei genitori avevano a Calliano il Panificio Eccher ormai chiuso da alcuni anni. Quando ho deciso di mettermi in proprio, mi piaceva l’idea di dare continuità a una presenza artigianale all’interno di quei locali.

Poi però il trasferimento a Trento.

Mi serviva un locale diverso, aperto dove la gente passando mi potesse vedere lavorare. L’ho trovato in Via Santa Maria Maddalena e mi sembra una seconda scelta indovinata.

Che metalli lavora?

Solo metalli nobili, argento e oro che tratto partendo dalla fusione, creando la lega che poi modello anche lavorando con lo stampo a cera che è una modalità degli antichi egizi.

Le pietre?

Qui mi diverto perché sono sempre alla ricerca di qualcosa di non comune per ottenere dei pezzi realmente originali.

Qualche esempio?

I granati arancioni e verdi, le tormaline, la tanzanite che è una pietra giovane essendo stata scoperta solo nel 1967 e che si trova unicamente in Tanzania e poi le offali. Una cosa che mi piace davvero tanto è andare alla scoperta di pietre non comuni insieme ai clienti.

Cioè?

Come esempio le faccio il caso di una mamma che mi ha chiesto di trovare delle pietre dello stesso colore degli occhi di sua figlia. Ne ho trovate due e adesso dobbiamo sceglierne una.

Com’è composta la sua clientela?

Per il 90% da chi cerca gioielli personalizzati e dal 10% da turisti che restano colpiti da quei miei lavori frutto esclusivamente della mia fantasia. Maggiormente giovani perché sono più aperti verso l’aspetto creativo. Approvano l’idea di lavorare su un progetto e partendo dal nulla arrivare ad una creazione realizzata insieme. Per lo più donne, ma ci sono anche molti uomini che vengono ad acquistare l’anello di fidanzamento. Di certo la mia figura di giovane orafa si scontra col luogo comune che a Trento è ancora molto forte, secondo il quale l’orafo dev’essere un austero uomo di mezza età.

Tra tante proposte qualche rifiuto?

Il lavoro conto terzi. Me lo hanno proposto, ma non mi va di entrare a far parte di una catena di montaggio e soprattutto l’idea che un terzo si crei l’immagine attraverso i miei lavori.

Il laboratorio ha uno slogan (o un motto): “Attraverso le mie mani e la mia mente, con l’aiuto del fuoco e del metallo, do' forma ai desideri”.

Diciamo che unisco tre forze quella del fuoco, del metallo e della mente: mi piace questa sintesi creativa che porta a far vivere emozioni e ricordi. Il tutto in un ambiente semplice, direi umano dove ci si muove a tu per tu col cliente senza impedimenti a far nascere un rapporto di fiducia.

In questi anni c’è un gioiello che non è più richiesto?

Purtroppo e dico purtroppo perché a me piace molto la spilla. Finita ad essere troppo pesante per gli attuali tessuti utilizzati in sartoria che di fatto non ne reggono più il peso. Peccato perché era un tocco distintivo e del tutto personale però una spilla ha un peso minimo sotto il quale non si può andare e la moda lo ha eliminato.

Quello più richiesto invece?

Gli anelli che saranno anche cambiati i tempi, ma non hanno mai perso il loro valore simbolico, cambia solo il valore. Si va dai fidanzatini, ai fidanzati ufficiali, alle fedi nuziali e poi anniversari e ricorrenze.

Parliamo di progetti?

Il più grande l’ho realizzato ed è quello di creare e consolidare la mia attività nata da una passione che avevo sin da bambina quando da sola creavo quelli che per me erano i miei gioielli. Mi piacerebbe ampliare i miei Open Lab dove si insegna l’arte orafa a numero chiuso ed organizzare un corso sui diamanti perché i clienti li chiedono, ma non li conoscono ed invece il loro è un mondo tutto da scoprire.

C’è mai stato qualcuno che le ha chiesto di venire a bottega?

Ho avuto un paio di stagisti, ma quello che mi manca è il tempo per seguirli. I miei non sono i tempi di una semplice vendita, ma tutto il percorso che porta alla realizzazione richiede davvero tanto tempo e non ne avrei per insegnare.

 













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