Il pensiero chiede aiuto

Lettera ai nonni: i vostri figli non hanno capito il vostro modo di amare


Cinzia Bertolini


Cari nonni, non avrei mai pensato di scrivervi. Forse quando in ogni giorno e in ogni momento si è vicini, tutto passa, come le sabbia fra le dita, senza lasciare segno.

Chissà perché dopo tanti anni dalla vostra "assenza", in questo periodo mi trovo a pensarvi tanto.

Sento scricchiolare le assi del pavimento delle nostre camere adiacenti,quando andavo a sdraiarmi sul vostro letto e, nel silenzio e nella penombra dei pomeriggi estivi, leggevo quei romanzi rosa d'altri tempi che tu nonna tenevi nella piccola libreria in cucina.

Se mi concentro sento l'odore delle lenzuola...sapone di Marsiglia e odore di nonni che ti vogliono bene.

Quando passo vicino alla campagna che coltivavi nonno (ora peraltro è tanto cambiata) ricordo con nostalgia le corse e i giochi solitari nel bosco in fondo, quando fingevo di essere "un agente segreto" e avevo il mio rifugio nella tua casetta degli attrezzi (quella c'è ancora)...e quando ormai adulta ti aiutavo a vendemmiare.

Io e te da soli...con tutte quelle viti cariche davanti. Niente di filosofico nei nostri discorsi, neanche di amorevole...ci scambiavamo le informazioni quotidiane, ma niente e nessuno ci avrebbe diviso neanche le lunghe chiacchierate piene di livore risentimento nei vostri confronti del mio papà, neanche la fatica di far collimare il mio mondo "moderno"con il vostro mondo del "passato".

Che dolore nel mio cuore, guardarvi giorno per giorno consumare dal tempo...come capacitarsi di non poter discutere più con la nonna di politica, di ciò che mi succedeva ogni giorno al lavoro. Vestirti nonna, tu che per me avevi fatto tutto, lavarti, con il pudore che ognuna di noi due sentiva per l'altra... Vederti soffrire, tu nonno, che per me eri la "grande roccia", portarti la legna in cucina, tu che per me eri il più forte. Il tempo che passa non ha pietà di nulla, non rispetta i sentimenti di nessuno, spudoratamente mette a nudo ogni debolezza, ogni cattiveria.
Perché i vostri figli non hanno capito nulla del vostro modo d'amare? Perché non siete riusciti a "dire" ne a mostrare quanto bene avete e potevate dare? Perché non ci siete adesso ad aiutarmi con i miei figli? Perché non ci siete a guardare quante cose stò facendo come voi (anche quello che tanto criticavo)? Perché proprio ora mi mancate così tanto? Perché i pensieri arrivano così repentinamente e inaspettatamente a colpire ogni punto debole della mia vita? Perché non posso fare come con le "figurine"? Scambiarvi, si... con chi è ed è stato cattivo con me, con voi, con noi...che pensiero d'egoismo infantile, ma che favola sarebbe.

Vi voglio bene, quel bene che non si cancella neanche nei ricordi delle nostre incomprensioni, delle nostre baruffe, dei nostri silenzi, dei nostri dolori.

Vi voglio bene per quello che siete stati per me, che sarete sempre e che nessuno sarà mai. Vi abbraccio.













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