Nei boschi di Paneveggio tracce della sanità in tempo di guerra 

L’indagine storica. Pubblicato dall’Ente Parco il report di Angelo Natoli “Il bisturi dopo la baionetta”. Pochissimi i Posti di medicazione identificati, fra i quali quello del 59° Reggimento di Fanteria Brigata Calabria sul Piccolo Colbricon



Primiero. Il Parco di Paneveggio Pale di San Martino ha reso noto il “Report storico-culturale della Grande Guerra sui Lagorai” curato dal dottor Angelo Natoli, studioso di avvenimenti storici riguardanti la prima guerra mondiale. Il report si intitola “Il bisturi dopo la baionetta: organizzazione sanitaria, equipaggiamento, trattamenti chirurgici ed oggetti dell’esercito italiano”: si tratta di un secondo studio che approfondisce aspetti della Grande Guerra che fa seguito al primo nel quale si raccoglieva una indagine storica sull’alimentazione del soldato italiano svolta all’interno dell’area protetta del Parco, attraverso l’ispezione dei luoghi di acquartieramento delle truppe italiane, in particolare lungo la linea Cigolera, Colbricon, Buse dell’Oro e Bocche.

“Tra i tanti motivi di interesse della Grande Guerra – spiega Angelo Natoli – la sanità è un argomento particolarmente significativo perché dal suo studio si è giunti a scoprire molte realtà interessanti circa la vita del soldato, le sue reazioni alla guerra e alle difficili condizioni in cui si trovava ad operare, la sua psicologia, nonché le direttrici di miglioramento che nacquero dall’esasperazione di quella medicina d’urgenza. La guerra di trincea è stata esperienza terribile e in alta montagna andò anche peggio. Una spaventosa lotta contro il nemico, la natura, gli insetti, la fame e lo shock da bombardamento. L’organizzazione sanitaria si trovò immediatamente in difficoltà”.

Per quanto riguarda l’area del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino i luoghi di interesse sono rappresentati dai Posti di Medicazione e di Soccorso in quanto gli Ospedali da campo erano adiacenti ai luoghi abitati di Primiero e del Vanoi, mentre gli Ospedali da Campo Divisionale o d’Armata si troveranno ancora più a valle. Il Report approfondisce in maniera puntuale questi aspetti.

Lo studioso nel suo report spiega come il “soldato italiano del 1915 entra in guerra con una dotazione sanitaria molto semplice, comprendente un pacchetto di medicazione per il primo soccorso (sostanzialmente garze più una fialetta di Tintura di Iodio, per poi essere attrezzato in seguito di maschera ed occhiali protettivi antigas. Unitamente viene distribuito anche un utile decalogo: peccato però che la maggioranza dei nostri soldati sia analfabeta. Mentre disinfettanti, compresse (come l’aspirina) sono esclusivamente usate presso le infermerie e non saranno mai inserite stabilmente nello zaino del milite”.

Ma quello che si deduce anche semplicemente dagli avvenimenti storici, allo scoppio della guerra, l’esercito è molto disorganizzato. E come scrive Angelo Natoli, “il primo problema è rappresentato dal recupero del ferito, fatto che il più delle volte è una vera e propria impresa tra granate, raffiche di mitragliatrici e fucilate dei cecchini. Se va bene il trasporto avviene su barelle o alla peggio per trascinamento verso il riparo della trincea, nelle cui vicinanze vi sono i Posti di medicazione o di soccorso; dal posto di medicazione il ferito viene trasportato a braccio, in barella, a dorso di mulo o addirittura in teleferica agli Ospedali da campo dove i medici effettuano i primi interventi chirurgici d’emergenza. Di molti Posti di medicazione nell’ambito del territorio del Parco si sono perse definitivamente le tracce, di alcuni resta solo qualche sparuta informazione, di pochissimi invece è stato possibile l’identificazione, fra i quali quello del 59° Reggimento Fanteria della Brigata Calabria, descritto all’epoca come quota 2.197 Piccolo Colbricon, grazie alla tenacia di Alberto e Fabrizio Gottardo con il coinvolgimento dell’Ufficio per i Beni Architettonici e la fattiva collaborazione dell’Ente Parco”.

Il Report è ricco di tantissime altre notizie e foto ed è consultabile nel sito dell’Ente Parco. R.B.













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