L’accorato ricordo degli oltre duemila profughi castelazzi

Castello tesino. Nel centoquattresimo anniversario della partenza dei profughi di Castello Tesino verso il Regno d’Italia si è tenuta nella serata di giovedì una commemorazione a dir poco speciale....


Fabio Franceschini


Castello tesino. Nel centoquattresimo anniversario della partenza dei profughi di Castello Tesino verso il Regno d’Italia si è tenuta nella serata di giovedì una commemorazione a dir poco speciale. Dinnanzi al Monumento ai Caduti, eretto nei pressi della chiesa patronale di San Giorgio, sono stati ricordati uno ad uno i nomi di tutti i “castelazzi” che tristemente persero la vita lontani dalle proprie case. Era il 28 maggio del 1916 quando più di 2mila tra donne, vecchi e bambini, furono costretti ad abbandonare la loro casa per sfuggire alla brutalità della guerra.

A leggere con voce commossa i loro nomi, 231 in totale, è stata Graziella Menato, studiosa e ricercatrice tesina che negli anni ha sempre mantenuto vivo il ricordo dei profughi “castelazzi”. Alla cerimonia non hanno mancato di intervenire i rappresentanti della Schutzenkompani del Tesino, Massimo Pasqualini, e del Gruppo Folk di Castello, Aurora Dellamaria.

«Centoquattro anni di vita, innovazioni e mutamenti non ci permettono di dimenticare quanto costò alla nostra Comunità il dover partire, o meglio, fuggire e sopravvivere, – spiega Graziella Menato – sì, sopravvivere, per tre lunghi anni, ai margini di altre realtà, disseminate in più di settanta paesi del Regno d’Italia. Un esilio che forgiò ulteriormente di tenacia e d’orgoglio la personalità che ancora oggi è propria della nostra popolazione. Il pensiero è dedicato a coloro che mantennero viva l’immagine, in quei lunghi anni di lontananza, di un luogo, il paese natio, che significò radici, identità e prospettive per il futuro. A Castello ritornarono, dopo oltre tre anni di lontananza, per ricostruire ciò che rimase impresso nei loro cuori, distrutto dalla furia della guerra, che lacerò le case e ancor più gli affetti e le sicurezze. A coloro, più di duecentotrenta, cui il destino avverso non permise il ritorno sperato è dedicato questo ricordo, carico di affetto e di gratitudine, perché rimanga segno di fiera appartenenza, radice per le verdi speranze chiamate a costruire il futuro di Castello».













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