l'intervista

Vanni Ceola: «Il bypass ferroviario? Così sarà un disastro annunciato»

L'ex assessore ai trasporti e ex presidente di Atesina: "Sloi, Marzola, Acquaviva, via Pietrastretta. La scelta di questo tracciato è pericolosa e a tratti folle"


Andrea Tomasi


TRENTO. Appoggia la pala con cui stava liberando l’auto dalla neve. Vanni Ceola e i trasporti: rapporto stretto, strettissimo. Ha un lungo curriculum: un passato da presidente dell’Atesina (poi Trentino Trasporti), un’esperienza da assessore comunale green con Lorenzo Dellai; è stato anche avvocato dell’ex super assessore (prima comunale e poi provinciale) Silvano Grisenti. Ceola è uno che di ambiente e ambienti politici ne sa. Da legale, è autore, assieme al collega Marco Cianci, di un esposto in Procura contro il progetto di bypass ferroviario che stravolgerà la città capoluogo. Si tratta di un disegno firmato da Rfi (Rete ferroviaria italiana), sottoscritto da Provincia autonoma e Comune di Trento: 14 chilometri di rotaia (11 dei quali in galleria a doppia canna) che attraverseranno la città da nord a sud.«Un disastro ambientale annunciato» dice. E allora partiamo da qui, da questa denuncia. Ci apre casa e ci parla del “Ceola pensiero”: pensiero giuridico, ambientalista, politico.

Lei non è contrario al bypass ferroviario in sé.

«Io sono contrario a questo specifico progetto. C’erano delle alternative (si era parlato del passaggio in destra Adige, ndr) ma alla fine si è fatta questa scelta, che è pericolosa e a tratti folle».

Perché è folle?

«Le offro quattro ragioni: si vuole passare su un terreno (quello ex Sloi ed ex Carbochimica) contaminato (e questo è il nucleo dell’esposto). Là ci sono 180 tonnellate di piombo tetraetile, che è la sostanza tossica più pericolosa al mondo dopo il cromo esavalente; Rfi vuole passarci con un tracciato di un chilometro, per 20 metri di larghezza, andando 12,5 metri sotto terra; vuole rimuovere i veleni per la parte utilizzata, lasciandoli a destra e a sinistra del suo tracciato».

E questa è una ragione del no. Le altre tre?

«Vede, bisogna conoscerlo il territorio e farsi alcune domande. Con la galleria vogliono passare sotto la Marzola, la montagna “marcia” che ha una paleofrana: non sappiamo cosa potrà accadere... Ragione numero 3: col bypass vogliono passare in via Pietrastretta, abbattendo 11 case e mettendone a “rischio vibrazioni” non so quante altre... Si chiama “pietra-stretta” perché il terreno è composto di piccole pietre che scivolano le une sulle altre. Le frane là le abbiamo viste».

Ragione numero 4?

«Col bypass vogliono sbucare in località Acquaviva, dove sappiamo con certezza che le acque sotterranee hanno una pressione altissima. Ripeto: i nomi non esistono per caso».

Come andrà a finire?

«Si inchioderà tutto. Sarà una città cantiere. Gli intoppi saranno molteplici».

Dicono che tutto sarà ultimato per il 2026.

Ride. «Quella è la data imposta per avere i soldi del Pnrr (930 milioni di euro per un progetto da un miliardo e 200 milioni). I tempi non saranno rispettati ».

Tutto questo viene giustificato dal fatto che così facendo si realizzerà il sogno dell’interramento della stazione ferroviaria.

«Ma quel progetto si poteva realizzare anche senza questo bypass o realizzandolo in altro modo. Se le cose andranno come temo, si allungheranno i tempi e i soldi saranno perduti. Per l’interramento della ferrovia non ci sarà più denaro sufficiente e comunque passeranno i decenni».

In questa vicenda chi ha colpe? Di chi è la responsabilità politica?

«Non del governatore Fugatti né del sindaco Ianeselli, che il progetto se lo sono trovato già disegnato e approvato. È di chi c’era prima».

Quando Paolo Zanella (Futura) ha lasciato il suo posto da assessore comunale per andare in consiglio provinciale a fare opposizione, al suo posto è stato messo Ezio Facchin. Quella scelta è stata la svolta pro bypass?

«Beh, sì. Facchin viene dalla presidenza di Trentino Trasporti e poi da Rfi».

Ci vuol dare un suo giudizio sull’operato di Facchin, che è un po’ il braccio armato del sindaco Ianeselli nel caso bypass?

«No. Non do giudizi. L’unica cosa che posso dire è che c’è un evidente conflitto di interessi tra il suo recente passato in Rfi e il suo ruolo di assessore dedicato al progetto di bypass ferroviario».

Possiamo dire che se il sindaco Ianeselli avesse tenuto Zanella in giunta le cose oggi sarebbero diverse?

«Sì. Diciamo che su questo il sindaco avrebbe potuto dare una direzione che non ha dato».

Parliamo di politica e di politica ambientale. Ci ricorda il suo percorso?

«Negli anni ’80 sono entrato in consiglio comunale con la Nuova Sinistra. Dal 1990 al 1993 sono stato assessore comunale dei Verdi con competenza su vivibilità urbana, traffico e verde pubblico. Dal 2000 al 2002 sono stato a capo dell’Atesina, divenuta Trentino Trasporti: presidenza fino al 2010».

Senta i Verdi trentini nella faccenda bypass ferroviario non si sono visti o quasi. Non crede?

«Sono d’accordo. I Verdi in questa materia non esistono. Non si sono fatti sentire. Hanno assunto un ruolo marginale o forse non sono riusciti a far avvertire la propria presenza. Ma non parlo solo del bypass. Penso ad esempio all’impegno sul biologico. Devi farti sentire, devi comunicarlo».

In Valle dei Laghi c’è un cementificio nel bel mezzo di un distretto biologico. Vino e cemento. Verdi poco presenti.

«Ecco, questo è un buon esempio».

La difesa dell’ambiente ora è materia dei Cinque Stelle?

Notiamo un inarcamento sopraciliare. «Non ne sono certo. So che una volta i Verdi facevano da supporto ai comitati cittadini. Ora sono irrilevanti».

Lei nel 2018 si è candidato con Futura. Là è andata male.

«Era nata come area ecologista alternativa. Poi, con la morte di Piergiorgio Cattani, è come implosa».

Ceola, lei è stato avvocato di Silvano Grisenti coinvolto nell’inchiesta Giano Bifronte. Politicamente lei ha pagato l’aver difeso “il cattivo” Grisenti?

«Probabilmente sì. In questo Paese un difensore viene visto come compartecipe. Che poi... anche la sentenza di condanna dimostra che le responsabilità di Grisenti sono quasi ridicole».

Grisenti ha un futuro politico?

«Non lo so».

E Dellai?

«Dellai non vuole avere un futuro politico. Si parla di lui perché spesso dice cose intelligenti».

Lei tornerà in politica?

«No. La mia esperienza è finita con Futura».

 













Scuola & Ricerca

In primo piano