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Trento, videochiamate con i ricoverati in ospedale: l'esperienza del San Camillo

Il direttore sanitario Segatta:”aiutano molto per l’affettività”


Carlo Bridi


TRENTO. Sollecitati da alcuni medici particolarmente sensibili all’importanza dei rapporti umani fra pazienti ricoverati e loro famigliari, un paio di mesi orsono lanciammo attraverso il Trentino un appello all’organizzazione sanitaria provinciale  perché si ovviasse alle conseguenze dell’impossibilità per i famigliari di visitare il parente malato ricoverato in ospedale con le video chiamate.

L’appello ha suscitato molto interesse e ha contribuito a ridurre quei sentimenti di frustrazione, solitudine, preoccupazione, ansia e un forte disagio sia nei degenti che nel personale. Ecco come definisce la situazione del San Camillo il direttore sanitario Carlo Segatta. “Al San Camillo il problema è stato affrontato già poco tempo dopo la chiusura attivando le video chiamate che rappresentano inoltre il completamento di un percorso di cura in cui, attraverso le emozioni, l’affettività e la narrazione dei famigliari, è possibile restituire un volto e una storia alla persona ricoverata” sottolinea il direttore sanitario.

Che ricorda poi che in questo modo i famigliari si sentono rassicurati sulle reali condizioni di salute del proprio caro e confortati nel vedere con quale dedizione e impegno il personale si prende cura di loro, riuscendo a sentire di “esserci” per il proprio caro. Segatta, assicura poi che tutti gli operatori impegnati in prima linea nei reparti Covid, o nella zona filtro, hanno gestito le video chiamate facendo scattare una gara di solidarietà e di collaborazione fra i colleghi che, ottimizzando i tempi nei turni o tra un turno e l’altro, si sono preoccupati di tenere i rapporti con i parenti dei ricoverati.

Negli ospedali pubblici la situazione è molto variegata e dipende molto dalla sensibilità, ma anche dei tempi di lavoro del personale sanitario e dalla disponibilità dei tablet. Sarebbe auspicabile che sul tema visto che la situazione non è certo rivolta ad un miglioramento, ci fosse un passo ufficiale o dell’Assessorato provinciale competente o dell’Azienda Sanitaria che si attivassero per informare di questo servizio la popolazione trentina anziana.

Sappiamo che i problemi che devono affrontare in questo momento sono tanti ed urgenti, ma questo aspetto non può essere sottovalutato se si vuole umanizzare il nostro sistema sanitario. Molti pazienti degli ospedali e delle case di riposo, lo attendono con ansia, ed in questo compito potrebbero intervenire anche volontari delle associazioni che frequentano gli ospedali e le Rsa, una volta vaccinati ma anche giovani che stanno facendo il servizio civile.













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