TRAGEDIE IN MONTAGNA

Trento, il soccorso alpino propone un ticket per gli alpinisti imprudenti

Nel 2009 recuperate quasi 500 persone illese. Dell'Antonio: "Si paghino anche gli interventi a piedi, non solo l'elisoccorso"


Marzia Bortolameotti


TRENTO. Far pagare gli interventi agli alpinisti imprudenti che si sono messi nei guai in montagna e che chiamano le squadre di soccorso alpino a piedi, attraverso un ticket sanitario. È questa la proposta di Maurizio Dellantonio, presidente del soccorso alpino trentino. Un’idea espressa durante la presentazione dei dati dell’attività del Corpo nel 2009.
 Il ticket sanitario c’è già per le persone illese che chiamano l’elisoccorso e il costo è di 750 euro. Gli interventi delle squadre a piedi sono gratuiti, ma si vorrebbe introdurre un ticket anche in questo caso. Nel 2009 su 924 persone soccorse ben 409 erano persone illese. «Mettere il servizio a pagamento potrebbe disincentivare l’uso improprio del soccorso. Molta gente va in montagna senza attrezzatura ed è impreparata, bisogna educare nelle scuole e lavorare sulla prevenzione» commenta Dellantonio (nella foto Panato).
 Per quanto riguarda la questione carcere e valanghe, Dellantonio sostiene che sia esagerato: «Abbiamo chiesto al Senato di fare retromarcia. Gli stessi soccorritori potrebbero provocarne una involontariamente e poi chi dovrebbe giudicare come è stata provocata la valanga? Noi pensiamo a salvare vite non a giudicare».
 Come dimostrano i dati, gli interventi del soccorso alpino sono in crescita del 13% rispetto al 2008, si calcola in media due interventi al giorno messi in campo dai 775 soci. L’anno scorso è stato un hanno segnato dall’emergenza valanghe con 18 interventi, 7 in più del 2008: nel 52% dai casi le persone soccorse stavano praticando sci fuori posta ed escursioni.
 Un anno nero, terminato peggio con la tragedia della in Val di Fassa dove sono morte quattro guide alpine il 26 dicembre. «Il 2009 è stato un anno impegnativo, in cui sono stato vissuti momenti difficili: siamo stati toccati nel più profondo del cuore, pagando un tributo di vite altissimo. Ma dopo questa tragedia la nostra organizzazione è ancora più forte».
 Il figlio di Alessandro Dantone, uno dei quattro componenti del soccorso alpino morti sotto la valanga, ha infatti chiesto di entrare nel Soccorso alpino. «La scelta di Igor è simile a quella di tanti nuovi giovani che hanno trovato una forte motivazione dopo la disgrazia» ha detto Dellantonio.
 Durante l’esposizione dei dati, è stato presentato anche «Lidar»: il sistema informatico integrato di cartografia tridimensionale e ortofoto digitali del terreno utilizzato dal Soccorso alpino per le attività di soccorso e in particolare nella ricerca di persone scomparse. «Questo programma informativo, unico in Italia, sta ricevendo numerosi riconoscimenti e richieste da diverse regioni, istituzioni pubbliche e private», ha concluso Dellantonio. Grazie alle carte tecniche e alle ortofoto del programma, realizzato da Pangea, è possibile evidenziare un modello digitale del terreno fino a un metro di precisione. Così è possibile intervenire in modo preciso, soprattutto nelle zone rocciose e impervie













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