GIUSTIZIA

Spiava i conti dei vicini di casa, condannata

L’ex dipendente di una banca, in lite con una coppia, ha fatto oltre 400 accessi illegittimi ai documenti bancari dei due



TRENTO. Incursioni continue nei conti corrente altrui: 434 gli accessi contati dalla procura che sono costati ad una donna di 34 anni una condanna a quattro mesi perché riconosciuta colpevole di «accesso abusivo ad un sistema informatico». E dovrà anche risarcire le parti civili (due) con 1.500 euro ciascuna. E tutto questo per un dissidio fra vicini di casa. I dati raccolti - o meglio, visionati - non sarebbero stati infatti in alcun modo utilizzati dalla donna.

La vicenda avrebbe avuto inizio nel 2010 e si sarebbe protratta per due anni. Protagonista con il ruolo di imputata prima e condannata poi, l’ex dipendente di una banca del Primiero. Che poco prima del 2010 si trasferisce nella sua nuova casa, un immobile composto da due appartamenti. Lei abita in uno, una coppia nell’altro e i rapporti fra i due nuclei sono decisamente tesi. Con una serie di discussioni sorte principalmente per comportamenti della nuova arrivata, che la coppia di vicini ritenevano quantomeno poco educati: rumori molesti causati dall’uso di un tapis roulant, luci delle scale lasciate accese, porte e cancelli lasciati aperti e accordi per lavori da effettuare sulle parti comuni che non sarebbero stati rispettati.

Una serie di episodi che avevano fatto venire ai ferri corti i due coniugi e la donna residente nello stesso stabile. La coppia si era sentita perseguitata dalla trentenne, che era stata in un primo momento accusata di diffamazione aggravata. Il procedimento si era concluso con un’archiviazione, ma un accesso agli atti delle indagini effettuate dal pm in quella vicenda aveva portato alla luce i numerosissimi accessi non autorizzati della donna ai conti correnti dei due coniugi e di una loro parente stretta. Intrusioni informatiche che non avevano alcuna attinenza all’attività lavorativa della dipendente bancaria, messi in atto dalla stessa quasi quotidianamente nel corso di tre anni, fino ad arrivare a quota 434. Da qui il nuovo capo d’imputazione e lunedì la condanna a quattro mesi. 













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