Sindacalista perseguitato dal vicino e «Faccetta nera» 

L’ex operaio (e sindacalista) alla Michelin ha denunciato l’uomo per stalking «Quando mi incontra canta la canzone, adesso cambio strada per evitarlo»



TRENTO. Dalla mattina alla sera, senza nessuna modifica del repertorio. Immancabilmente al vecchio e storico sindacalista socialista, una vita trascorsa da operaio alla Michelin e anche sulle piazze a protestare per i diritti dei lavoratori, tocca sentire l’odiata canzone «Faccetta nera». Ogni volta che incontra il suo vicino per le scale o nell’androne del palazzo, sul Lung’Adige, deve sentire quelle note. Sempre e comunque. Una situazione pesante per l’uomo che è diventata una denuncia per stalking.

Sulle prime, lui ha provato a reagire, ma questo non faceva altro che stuzzicare il vicino che invece di smettere cantava più forte. Così il vecchio sindacalista ha cercato di cambiare tattica e ha reagito con il silenzio alle note della canzone fascista, ma non ha funzionato. Il vicino va avanti imperterrito a cantare l’odiata canzone, in maniera palesemente provocatoria. Così l’uomo si è rivolto all’avvocato Claudio Tasin per stendere una denuncia per stalking nei confronti del vicino. Le ragioni le racconta lui stesso: «Sono vent’anni che quest’uomo è mio vicino di casa. Ha sempre militato in partiti politici di destra, prima con la lista Taverna, poi in Forza Italia e da qualche tempo con Fratelli d’Italia. Da un po’ ha iniziato a intonare “Faccetta nera” quando mi incontra. Lo fa sempre. Sulle scale, in ascensore, in cortile. Ogni volta che mi vede attacca il disco. Prima ho protestato, ma questo non ha fatto altro che dar fuoco alle polveri. Così, da un po’ di tempo a questa parte, faccio finta di niente. Ma lui continua a cantare. E a me dà molto fastidio perché faccetta nera è un inno fascista, razzista e colonialista. Io ho fatto l’operaio per tutta la vita. Sono sempre stato di sinistra e mi sono sempre battuto per l’uguaglianza. Non tollero queste provocazioni e vorrei che smettesse.

Se non lo farà sarò costretto ad andare fino in fondo e a trascinarlo in Tribunale. Ormai sono arrivato al punto di dover cambiare strada quando lo vedo da lontano per non sentire quella provocazione. E dire che abbiamo una certa età. Io ho 66 anni e lui ne avrà dieci più di me. Ma evidentemente non ha ancora raggiunto l’età della ragione se deve aggrapparsi a queste provocazioni».

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