Arco

Punto nascite, sul tavolo del Ministro 12mila firme

Oggi a Roma i deputati Ottobre e Fraccaro incontrano la ministra Beatrice Lorenzin 


di Gianfranco Piccoli


ALTO GARDA. «Hanno usato argomenti tecnici per nascondere una scelta politica». È questo il senso degli interventi che hanno caratterizzato la conferenza stampa del Comitato punto nascite di Arco alla vigilia dell'appuntamento con il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, in programma oggi pomeriggio alle 14.30 a Roma. I deputati Mauto Ottobre (gruppo misto) e Riccardo Fraccaro (M5S), insieme al sindaco di Tenno Gianluca Grizzi e al capogruppo di maggioranza Ugo Marocchi, si presenteranno da Lorenzin forti soprattutto delle 11.751 firme (10.645 “cartacee”, 1.096 online, non sono state conteggiate le 300 dei non residenti) raccolte da agosto ad oggi per chiedere la riapertura del punto nascite di Arco, chiuso definitivamente alla fine dello scorso luglio.

Le stesse firme ieri sono state consegnate al presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, mentre le cartoline saranno consegnate al presidente della Provincia Ugo Rossi, all'assessore alla salute Luca Zeni e soprattutto ai sei sindaci dell'Alto Garda (il settimo, quello di Tenno, Gianluca Frizzi, ha invece firmato la petizione), colpevoli secondo il Comitato di aver accettato supinamente le decisioni trentine.

L'incontro di ieri si è svolto a Palazzo della Regione a Trento, presenti il presidente del Comitato, Stefano Santorum, Franca Bazzanella, Ezio Viglietti, Alvaro Tavernini, Angioletta Maino, Giovanni Rullo, il consigliere provinciale Filippo Degasperi, i deputati Ottobre e Fraccaro.

«I cittadini si sono espressi in modo chiaro – ha detto Degasperi – Trento ha deciso di chiudere e lo ha fatto, non tenendo in considerazione il tema delle distanze da Rovereto, dei reali bacini di utenza dell'ospedale, e tacendo sui valori delle nascite di singoli comuni, che se è vero che hanno poco valore in termini assoluti, ne hanno molto dal punto di vista politico. Da tre settimane stiamo aspettando i dati sulle nascite di Ledro: evidentemente non vogliono condividere le informazioni», l’aspra critica di Degasperi.

«Hanno voluto far passare l'idea che il punto nascite di Arco fosse poco sicuro, portando avanti argomentazioni tecniche per coprire le scelte politiche – ha detto Santorum – da parte nostra possiamo dire che nei prossimi anni, ogni volta che si andrà alle urne, ricorderemo quali persone hanno affossato l'Alto Garda e il Chiese». Franca Bazzanella ha sottolineato la capillare diffusione dei punti di raccolta firme spontanei («In 130 tra negozi e uffici dell'Alto Garda e Ledro hanno aderito»), mentre Rullo ha ricordato come la petizione sia stata appoggiata da 160 parlamentari.

«È triste vedere come la Provincia non abbia saputo arginare le ingerenze romane», il commento di Fraccaro. Il sindaco Frizzi, l’unico ad essersi apertamente schierato per il punto nascite, ha ricordato le promesse dell'ex direttore generazione dell'Azienda sanitaria Carlo Faveretti nel 2001, tre anni prima dell'apertura del nuovo ospedale di Arco: «Avevano promesso camera iperbarica, rianimazione e risonanza magnetica: nessuna di questi tre punti è stato portato a compimento. Poi ci chiediamo per quale motivo le donne si siano sentite meno sicure ad Arco ed abbiano scelto Trento o Rovereto».

«Se ci diranno no – ha detto Mauro Ottobre – presenterò una mozione alla Camera. La Commissione ministeriale che ha dato parere negativo a tenere aperto il punto nascite di Arco si è basata su dati sbagliati forniti dalla Provincia, a partire dalla valutazione sulla zona disagiata: l'Alto Garda va considerata zona disagiata a causa delle gravi carenze viabilistiche. E se qualcuno a Trento non capisce, nessun problema: bloccheremo il traffico del capoluogo affinché il concetto sia più chiaro». «Se a una donna incinta dovesse capitare qualcosa a causa dell'assenza del punto nascite – chiude Ottobre – chi se ne assumerà la responsabilità?».

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