Piazza Mostra, Italia Nostra accusa: «Pensano alle auto, non alla storia» 

Il progetto preliminare. Al Sas il confronto sulla riqualificazione di uno spazio in bilico tra i bisogni dei residenti e l’aspetto culturale L’assessore Gilmozzi: «Dopo 20 anni di nulla ora c’è un’idea, ma ci contestano ugualmente. Noi vorremmo allargare la Ztl, non tutti sono d’accordo»


Paolo Piffer


Trento. Le posizioni non si sono avvicinate di un millimetro. Da una parte l’amministrazione comunale che, tra un bilancio e l’altro, ha messo in cantiere 1 milione e mezzo per la riqualificazione di piazza Mostra. Dall’altra Italia Nostra che contesta il progetto dell’architetto Michele Andreatta vincitore del concorso di progettazione prevalendo su altri 9 professionisti ammessi, scrematura dei 22 iniziali.

L’accusa di Italia Nostra

Beppo Toffolon, presidente dell’associazione ambientalista, il 29 giugno dello scorso anno aveva dichiarato al Trentino: «Nel progetto vincitore prevale la parola funzionale per la scelta dell’accessibilità al castello, per il marciapiede, per gli spazi del parcheggio, come se fossero più importanti le fruizioni dei luoghi rispetto alla loro forma e rilevanza storico-culturale. La piazza diventa così solo uno spazio residuo davanti all’ex Questura (altro nodo irrisolto, di proprietà della Provincia, ndr) mentre alle case non resta lo spazio nemmeno per i tavolini di un bar». Per non parlare dell’uso di cemento, corten e panchine di pietra inamovibili. Che sarebbero uno sfregio, se non di più. È un botta e risposta che va avanti da almeno un anno e che ieri, al Sas di piazza Battisti, ha registrato un altro momento caldo nel corso di un confronto promosso da Italia Nostra e moderato da Paolo Mantovan, direttore del Trentino.

Le richieste dei Beni culturali

Anche perché, tassello aggiuntivo alla querelle, c’è di mezzo pure il Comitato beni culturali della Provincia, chiamato a dare il suo parere, vincolante e che in quanto a prescrizioni al progetto non ha certo lesinato. Chiedendone modifiche non da poco. Attese dal soprintendente ai beni culturali Franco Marzatico. Sostanzialmente, se si potesse riassumere, un minor impatto e “frammentazione”, con “l’esclusione di corten, cemento” e similari”, tra l’altro. E qui Toffolon ha affondato, accusando il Comune di non rendere pubbliche le varianti al progetto che, a suo dire, sarebbero, pure, “in conflitto con le osservazioni del Comitato provinciale”. Apriti cielo. Tanto da provocare la reazione di Susanna Serafini, presidente dell’Ordine degli architetti, che ha definito “grave” il mancato invito al confronto dei componenti della giuria che ha selezionato i progetti come del vincitore. Sentendosi rispondere, Toffolon dixit, che «sarebbe stato inutile visto che lo stato dell’arte del progetto (che è solo preliminare, va ricordato ndr) varianti apportate comprese, non è conosciuto, anzi, nascosto». O giù di lì.

La difesa di Gilmozzi

Il che deve essere andato di traverso all’assessore comunale Italo Gilmozzi che, pur non previsto in scaletta, sentendosi preso in causa, è intervenuto. Ricordando, come aveva fatto in precedenza il “suo” dirigente Giuliano Franzoi, che «era da vent’anni che in Comune non si facevano bandi pubblici di questo tipo, e per questo venivamo presi in mezzo. E adesso che l’abbiamo fatto…». Ma non solo. «Noi siamo per allargare la Ztl a piazza Mostra ma non pensate che tutti siano d’accordo. Noi non abbiamo certezze. Cerchiamo risposte migliorative». E il nodo, probabilmente, sta tutto qui. Nel fatto che la piazza - nei secoli scorsi spazio per giostre e manifestazioni in armi, poi sede delle stalle del castello e quindi dogana (dove ora c’è l’ex questura) e anche di una pesa del legname quando l’Adige scorreva vicino, come hanno ricordato l’architetto Michelangelo Lupo, Massimo Martignoni ed Ezio Chini, storici dell’arte – è un parcheggio. E basta. Soluzioni a metà, riqualificare e garantire allo stesso tempo posti macchina, per residenti e non, rischia di diventare un pasticcio. A 200 metri c’è l’Autosilo. Mica a chilometri. E la piazza potrebbe essere libera dai motori. Sottoposta ad un intervento soft. Altro che scalinate, lastre in cemento, “corsie” automobilistiche, piante e arbusti, stalli a pettine o cassetta. Ma ci vuole coraggio.













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