Pergine, rapinatore armato al discount Se ne va con nemmeno 200 euro 

Paura al supermercato. Erano le 19.15 quando un uomo con il volto coperto ha fatto irruzione al punto vendita D-Più di via Dante L’uomo, alto e magro, ha chiesto ai due cassieri e ai clienti di allontanarsi, poi ha arraffato il cassetto della cassa ed è fuggito


Luca Marognoli


PERGINE VALSUGANA. Un bottino da discount: 150 euro o poco più. Come il supermercato preso di mira: il punto vendita D-Più di via Dante 52, il vialone di accesso al centro di Pergine per chi proviene da Trento, proprio di fronte all’elettronica Leonardelli. Per una rapina a mano armata siamo al “minimo sindacale”. Ma per i clienti che ieri sera, alle 19.15, sono lì a fare la spesa, questo conta poco: davanti hanno una pistola (vera o falsa che fosse non è dato sapere) e c’è poco da scherzare. Solo ubbidire agli ordini, perentori, impartiti da chi la impugna, anche se questi non l’avrebbe puntata in direzione di nessuno dei presenti. Tutto avviene in una manciata di secondi: il rapinatore mostra l’arma, intima ai due cassieri - un uomo e una donna - e ai pochi clienti presenti (cinque o sei) di andare in fondo al negozio (dove non c’erano altri dipendenti), arraffa il cassetto della cassa e se ne va.

I carabinieri nelle vicinanze

Caso vuole che nelle vicinanze ci siano alcune pattuglie di carabinieri della Compagnia di Borgo Valsugana, impegnati in un servizio di controllo del territorio. I militari quindi arrivano in un batter d’occhio e nella zona vengono fatte convergere tutte le auto.

Del rapinatore però non c’è traccia. I testimoni dicono di averlo visto uscire a piedi ma non sono in grado di precisare se poi sia salito su un’auto o una moto. Secondo gli investigatori è improbabile che si sia dato alla fuga di corsa, perché sarebbe stato intercettato: doveva avere un mezzo che gli ha consentito - anche se per il rotto della cuffia - di sfuggire alla morsa di pattuglie che si è stretta su via Dante e dintorni in pochi minuti. Subito vengono istituiti dei posti di blocco sulle vie principali di Pergine, per poi allargarsi al resto del territorio provinciale. Sull’uomo i militari dispongono però di pochi elementi utili: la descrizione fornita dai testimoni infatti è scarna. Non c’è un identikit perché l’individuo aveva il volto coperto da un passamontagna; si sa solo che è alto e magro e che al momento della rapina indossava una tuta e una felpa, entrambe nere. C’è poca chiarezza anche sulla sua nazionalità: le versioni sono contrastanti: c’è chi dice che fosse un italiano, chi sostiene invece che si trattasse di uno straniero. Le parole che ha pronunciato sono state talmente poche da impedire di avere certezze anche in questo campo. Ora le indagini proseguono seguendo la via più classica: la visione delle telecamere, sia del supermercato che dei negozi delle vicinanze. Ci vogliono però dei tempi tecnici per venire in possesso dei filmati.

I testimoni sono stati ascoltati nella caserma di Pergine Valsugana. Bocche cucite all’uscita, attorno alle 21, per i due dipendenti, che si allontanano senza fare dichiarazioni: «Scusate, non possiamo dire niente».

Il precedente della rapina in casa

Un’altra rapina a mano armata era avvenuta meno di un mese fa a Caldonazzo, ma in un’abitazione e con modalità più inquietanti. Vittime Ottorino Pompermaier, di 76 anni, e la moglie Natalina, di 73. La coppia era a letto quando era stata svegliata da rumori provenienti dal corridoio. L’uomo era uscito e si era trovato di fronte due figuri, uno dei quali lo aveva aggredito. «Mi è venuto incontro e tenendo una pistola semiautomatica per la canna, mi ha colpito due volte alla fronte con il calcio», aveva raccontato al “Trentino” Pompermaier. Il quale aveva spinto via l’aggressore con un pugno nello stomaco e lo aveva inseguito con un coltellaccio trovato in cucina. Finora le indagini non hanno avuto sbocchi: i malviventi restano ricercati. Come il rapinatore di ieri sera.













Scuola & Ricerca

In primo piano