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Paura a Kos: «Almeno 100 scosse, abbiamo dormito all’aperto»

Il racconto dei trentini all’isola devastata dal terremoto Il pianista Patrick Trentini: «Nel bungalow tremava tutto»


di Daniele Peretti


TRENTO. Arriverà a Trento in nottata il gruppo di sei trentini che aveva prenotato le vacanze all'Isola di Kos, in Grecia, con l'Agenzia Viaggi Bolgia: «Per fortuna tanto spavento, ma nessun problema particolare. Hanno preferito lo stesso interrompere la vacanza e tornare a Trento e noi li abbiamo aiutati a trovare la possibilità di lasciare l'isola. Chi invece deve ancora partire, sta valutando il da farsi ma non ci sono ancora delle disdette». Se la Grecia resta una delle mete preferite per le vacanze, altrettanto non lo è più da alcuni anni la Turchia, sia per i problemi di terrorismo che proprio per il rischio sisma. Per questo lo tsunami all'isola di Bodrum non ha coinvolto il turismo organizzato. Da Gitan Viaggi nessuna vacanza in corso, ma nemmeno programmate per le prossime due settimane. Per avere un quadro più completo della situazione, abbiamo sentito due trentini che sono in vacanza sull'isola. Il pianista Patrick Trentini aveva deciso di trascorrere un paio di settimane di relax con la famiglia a Cardamena a venti chilometri dalla città vecchia di Kos, l'epicentro del sisma: «La scossa più forte l'abbiamo sentita verso l'1,30 ed è durata più di un minuto. Alloggiamo in un bungalow, ma tremava lo stesso tutto. Abbiamo raccolto qualche abito e siamo usciti all'aperto dove siamo rimasti per tutta la notte». Lo sciame sismico è arrivato superare le cento scosse di diversa intensità, nell'arco di poco più di sette ore. Molta la gente che ha preferito passare la notte all'aperto. Adesso cosa farete? «Di certo avremmo preferito vedere il luogo e non i movimenti del luogo, ma vediamo coma passa questa notte e decideremo. Partire adesso non ha nemmeno senso perché l'aeroporto è rimasto chiuso fino a sera e i voli sono in ritardo e si rischia di partire a notte inoltrata. La situazione si è anche normalizzata, insomma staremo a vedere». Nel sud dell'isola, Bruno, di Arco, ha una villetta, ma per sua fortuna non ha sentito più di tanto le scosse: «Kos normalmente ha 30mila abitanti, ma in questo periodo raggiunge i 200mila e già nel 1933 fu distrutta da un terremoto. Anche se gli abitanti sono abituati alle scosse, questa volta hanno avuto paura. Altre due criticità sono rappresentate dall'ospedale troppo piccolo e dal porto che è andato distrutto, una situazione che di fatto ha ridotto drasticamente l'arrivo delle merci e quindi anche del cibo sull'isola, oltre che ad impedire quello dei turisti. Sono di Arco e una certa abitudine al terremoto l'ho acquisita, ma questa volta è stata davvero unica. Dopo la prima scossa ne sono arrivate più di cento fino all'ultima delle 6,30: c'era davvero da avere paura. ma andar via non avrebbe senso. Casomai dormirò in spiaggia».













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